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Il testo utilizzato per il suo discorso in piazza dal presidente dell’Anpi Viterbo avvocato Enrico Mezzetti

27 Aprile 2019

Il testo utilizzato 

Il 25 aprile è una festa, non solo una cerimonia. E’ una festa di tutto il popolo italiano. E’ una festa che vuole essere inclusiva: nessuno ne dovrebbe restare escluso. E’ la festa che rimanda alla fondazione della nostra repubblica. La narrazione della Resistenza e la costituzione repubblicana e antifascista, che da essa discende, costituiscono gli elementi fondativi e identitari della nostra comunità. Della nostra società civile e politica.

Dostoevskij fa dire ad un suo personaggio, Ivan Karamazov, che ‘senza dio tutto è possibile’. Parafrasando da laici razionalisti questa affermazione, noi dobbiamo dire che, senza la narrazione della Resistenza e senza la costituzione repubblicana e antifascista che da essa discende, tutto è possibile. Perché è lì che si ritrovano i principi, i valori, le fondamenta della nostra convivenza civile, le regole di formazione, di espressione, di rappresentanza della volontà del nostro popolo. In sintesi: la nostra democrazia. Al di fuori di questo quadro di riferimento, c’è un salto nel buio che non si sa dove potrebbe portare.

Tali principi basilari dovrebbero essere scontati, non dovrebbe essere necessario enunciarli perché tutti i cittadini italiani ne dovrebbero essere consapevoli. 

Perché? Quest’anno? Quest’anno c’è un ministro che apertamente irride questi valori, parla di derby, di accozzaglia di colori, di estremisti kommunisti. Un comportamento eversivo di un ministro che ha giurato fedeltà alla costituzione democratica, repubblicana e antifascista.

Glielo dobbiamo ricordare? L’opposto di fascismo non è comunismo. L’opposto di fascismo è democrazia. La Resistenza fu un movimento di popolo a cui parteciparono persone delle più diverse estrazioni sociali, delle più diverse convinzioni politiche. Comunisti, certo! Ma anche monarchici, socialisti, liberali, repubblicani, azionisti…

Il valore morale e psicologico della Resistenza italiana ed europea. Noi italiani, noi europei non avevamo atteso passivamente la liberazione ‘concessaci’ da altre forze. 

Il valore morale della Resistenza, la sua funzione di ‘antivirus’ contro i veleni sociali.
Leone Ginzburg. 

Lo sa, ministro, chi era Leone Ginzburg? Di certo una figura per lei incomprensibile da un punto di vista etico, morale, intellettuale. Antifascista irriducibile, era di Giustizia e libertà, da docente universitario rifiutò di giurare fedeltà al fascismo che, con le leggi razziali, gli tolse persino la cittadinanza italiana. Fu combattente partigiano e fu assassinato dai nazifascisti a Regina coeli il 5 febbraio 1944. 

Antonio Scurati nel suo romanzo del 2015 Il tempo migliore della nostra vita ne traccia il percorso esistenziale. Perché Scurati si occupò di Leone Ginzburg? 

“In una mattina del novembre 2011, mentre il presidente del consiglio del mio paese era inquisito con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile, il paese era sull’orlo della bancarotta… Decisi che avrei raccontato la sua storia”, scrive. Ecco: Leone Ginzburg da una parte… e dall’altra il presidente del consiglio del nostro paese inquisito per favoreggiamentto della prostituzione minorile.

Valore etico, educativo della Resistenza e delle sue figure?

In Italia da tempo manca, o comunque latita una destra antifascista. Presente in tutti i paesi europei (Francia, Germania, Inghilterra, Spagna) e negli Stati Uniti.
Eppure la legge Scelba e la legge Mancino non portano il nome di feroci comunisti: tutt’altro. Semmai, se pensiamo in particolare al ministro Scelba, si trattò di un feroce anticomunista, ciò che non gli impedì di promuovere quella legge.

Continui tentativi di revisionismo storico, di banalizzazione del fascismo. 
Ci fu un presidente del consiglio che dichiarò che gli antifascisti venivano mandati in villeggiatura. Recentemente il presidente del parlamento europeo (un italiano, ahime’!) ha fatto l’elogio di Benito Mussolini, salvo poi cercare di metterci una pezza a seguito dell’ondata europea d’indignazione suscitata: “Mussolini fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler ha fatto delle cose positive…” ha detto.

La rimozione. L’italia ha inventato il fascismo, gli italiani erano fascisti e non sono mai stati fatti i conti fino in fondo con quella storia. 

Il mito degli ‘italiani brava gente’!! Le feroci guerre coloniali e nei Balcani. Il 19 febbraio, ogni anno, si celebra ‘il giorno della memoria’. Dove?… In Etiopia. E che cosa hanno da ricordare gli etiopi? Il 19, 20 e 21 febbraio 1937 furono massacrati più di 30.000 cittadini etiopi quasi tutti civili, anziani, donne, bambini e mendicanti. 

Il 21 maggio di quello stesso anno (1937) nel monastero (cristiano copto) di Debre Libanos furono trucidati, dai soldati fascisti di Graziani, non meno di 1500 monaci. Quel monastero, per i cristiani etiopi, rappresenta quello che per i cattolici rappresenta il Vaticano. La più grande strage di monaci cristiani in Africa è stata perpetrata dai fascisti italiani. Al responsabile di quel crimine, il gerarca fascista generale Rodolfo Graziani, è stato eretto un monumento nel comune di Affile a spese della regione Lazio (180.000 euro, presidente Renata Polverini).

Solo se si studia la storia si comprende cosa è stato il depauperamento mentale di masse di italiani e tedeschi indottrinati dai totalitarismi fascista e nazista. 
Le giovani generazioni. La diffusa ignoranza della storia. La presenza dell’Anpi nelle scuole, meritoria ma insufficiente.

Il fascismo non è mai morto e vive nelle viscere di questo paese nelle frustrazioni, nelle paure alimentate da demagoghi senza scrupoli.

La Costituzione è un programma, diceva Calamandrei. E questo programma in molte parti non é mai stato attuato. Pensiamo all’art. 3. Le disuguaglianze. Warren Baffet, la lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi.

Sulle disuguaglianze crescono la frustrazuione e la rabbia. 

I demagoghi additano falsi bersagli: il razzismo. Quelli che fanno politica alimentando odio e paure, quelli che hanno bisogno di inventare il nemico, quelli che fino a non molto tempo fa gridavano ‘forza Etna’, ‘forza Vesuvio’, ‘Roma ladrona”, ora hanno spostato più a sud il nemico su cui incanalare l’odio (argomento di distrazione di massa – e magari ora passano per Viterbo e vengono idolatrati più di Santa Rosa).

Ora il nemico sono i negri, i musulmani, tutti terroristi, ladri, violentatori. 

Dicevo: argomenti di distrazione di massa. I poveri restano sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi, sul piano sociale la situazione è drammatica ed anzi peggiora ma… Abbiamo un facile nemico da additare e combattere. Il negro, il musulmano. Questa politica, la politica della paura, può portare solo sventura e insicurezza. Non è solo disumana. Non solo determina lo svuotamento dei valori fondanti della nostra società per cui dovevamo andare orgogliosi, è una politica anche miope destinata a produrre maggiore insicurezza (che forse è ciò a cui puntano i politici che fondano il loro potere proprio sulla paura).

La banalità del male.

Un report Onu rivela che le forze internazionali e pro-governative in Afghanistan hanno ucciso più civili dei Talebani. Non è solo una questione umanitaria (che ai politici con il cuore peloso non interessa) ma è anche una questionhe di nostra sicurezza. Queste stragi ci rendono più sicuri o oggetto di maggiore odio e quindi più esposti? Quanti arabi, quanti musulmani (compresi vecchi, donne, bambini, civili) noi occidente stiamo massacrando ogni giorno? Chi è il terrorista?
D’accordo sulla condanna del clochard marocchino, che per il ministro della paura costituisce un perfetto antagonista, ma siamo in grado di comprendere i pericoli a cui certa politica di odio, di razzismo alimentata in italia, e certa politica internazionale di aggressione, di massacri indiscriminati sui civili ci espone?

Una riflessione sull’Anpi. Associazione in crescita, le sezioni sorgono in provincia di Viterbo, e nel Lazio e nel resto d’Italia. Vengono giovani che vogliono contrapporsi alla deriva xenofoba, razzista, autoritaria. L’Anpi che diventa un ‘bene rifugio’, un ‘antivirus’ contro il virus del razzismo, dell’odio. Il fastidio che l’Anpi suscita nei fascisti di ogni risma è dato da quello che è stato definito un ‘inedito protagonismo politico toccato in sorte a questa associazione’.  Alla xenofobia, al razzismo, ai demagoghi che fondano le loro carriere sulla paura e sull’odio, sembra contrapporsi principalmente l’Anpi. Noi non siamo, non vogliamo essere e mai saremo un partito. Ma noi ci siamo e continuereme a difendere la memoria della Resistenza, la memoria dell’antifascismo, a difendere la Costituzione, i suoi valori, a pretendere la sua concreta attuazione. Il nostro motto è: viva il 25 aprile, viva la Resistenza, viva la Costituzione antifascista, viva l’Italia!

Enrico Mezzetti

Presidente Anpi Viterbo

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Enrico Mezzetti 25 aprile 2019 Presidente provinciale A.n.p.i.

26 Aprile 2019

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