20.12.2022
Inquinanti nelle acque potabili, ISDE chiede un’audizione parlamentare
L’Associazione medici per l’ambiente (ISDE Italia) «chiede con urgenza un’audizione parlamentare per esporre alcune osservazioni in merito al recepimento della Direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano»: così annuncia l’associazione.
«La Direttiva in questione 2020/2184 introduce la ricerca nelle acque ad uso potabile e fissa i valori di parametro per nuovi elementi, quali il Bisfenolo A, il Clorato e il Clorito, gli Acidi Aloacetici, la Microcistina-LR, i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) totale e somma di PFAS e l’Uranio – scrive ISDE – Alla base della richiesta ci sono forti motivazioni di tutela e di prevenzione della salute dei cittadini, in ossequio a quanto sancito dalla nostra Costituzione e dal principio di precauzione sancito dal Trattato di Maastricht dell’Unione europea. Infatti, come evidenziato da una copiosa e consolidata letteratura scientifica, nazionale ed internazionale, il Bisfenolo A, la Microcistina – LR, i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) e l’Uranio sono sostanze tossiche, dotate di azione di interferenza endocrina, cancerogene, mutagene e i PFAS hanno anche attività immunotossica e neurotossica, in particolar modo nell’età evolutiva».
«Il Bisfenolo A, la Microcistina-LR, i PFAS, dovrebbero per questo avere il loro valore limite fissato in zero – prosegue ISDE – Per l’Uranio, in considerazione della sua presenza ubiquitaria nell’ambiente naturale, si potrebbe ritenere accettabile e solo temporaneamente, un limite e/o uguale a 30 microgrammi/litro, ma sarebbe preferibile fissare un valore corrispondente alla mediana dei valori riscontrati in Italia. Nella lettera alle Istituzioni, come ISDE mettiamo in evidenza la potenziale pericolosità del cosiddetto effetto cocktail, relativo a sostanze tossiche, cancerogene o mutagene e con azione di interferenza endocrina che, se anche rilevate singolarmente entro le concentrazioni previste dalla nuova Direttiva, potrebbero tra loro agire sinergicamente, in modo tale da configurare un rischio elevato per la salute umana».
«Il Decreto legislativo n.31/2001, tuttora vigente, che recepiva la precedente Direttiva europea in materia di acque potabili, afferma infatti all’articolo 4 che: “1. Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite .2. Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano a) non devono contenere microrganismi e parassiti, ne’ altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana;..” – prosegue ancora la nota – Il recepimento della nuova Direttiva europea dovrà per questo, secondo l’associazione, avvenire in senso maggiormente cautelativo e restrittivo, per non venir meno allo stesso spirito di maggior protezione della salute che la ispira. Se verranno riscontrati valori superiori allo zero per le sostanze sopracitate, le acque in questione saranno da considerare inadatte all’uso umano e di conseguenza, si dovranno prendere tutti i provvedimenti necessari per il loro disinquinamento e protezione».
Fonte: Terra nuova .it
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6.10.2022
Comunicato stampa Ass.Medici per l’ambiente- Isde: Un nuovo studio condotto nella provincia italiana di Bolzano-Alto Adige rivela che le attuali misure di riduzione dei pesticidi non riescono a proteggere i gruppi vulnerabili dall’inquinamento da pesticidi
Un nuovo studio condotto nella provincia italiana di Bolzano-Alto Adige rivela che, nonostante le misure adottate dalle autorità locali per ridurre l’inquinamento da pesticidi, i pesticidi sintetici che possono danneggiare la salute umana e l’ambiente sono ancora rilevati nei parchi giochi e nei cortili delle scuole [1, 2].
Lo studio, frutto della collaborazione tra esperti di ISDE-Medici per l’Ambiente, Health and Environment Alliance (HEAL), Pesticide Action Network (PAN) Europe, PAN Germany e l’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU), è stato condotto in una delle principali regioni agricole per la produzione di mele e vino in Europa. I ricercatori hanno esaminato i dati ufficiali di 306 campioni di erba raccolti da 88 siti pubblici non agricoli, come parchi giochi per bambini, mercati e cortili di scuole, tra il 2014 e il 2020.
Le conclusioni mostrano che le misure locali esistenti per ridurre la deriva dei pesticidi nella regione non sono abbastanza efficaci per prevenire l’esposizione ai pesticidi negli spazi pubblici. Queste misure comprendono cartelli di avvertimento e restrizioni sull’orario e sulla distanza in cui i pesticidi possono essere spruzzati [3].
I principali risultati includono:
- Nonostante una leggera riduzione dei residui di pesticidi durante il periodo di studio, è stato possibile rilevare residui di almeno un pesticida nel 73% dei siti campionati e residui multipli nel 27% dei siti nel 2020.
- Il fluazinam, un fungicida che si sospetta possa causare danni al feto e che è stato collegato al cancro in studi sugli animali, è stato rilevato nel 74% dei siti contaminati. Sono stati rilevati frequentemente anche altri pesticidi dannosi come il fungicida captan (60%) e l’insetticida fosmet (49%).
- La percentuale di residui potenzialmente dannosi per la riproduzione umana è aumentata in modo significativo, passando dal 21% del 2014 all’88% del 2020. Anche la percentuale di residui potenzialmente dannosi per alcuni organi è aumentata dallo 0% del 2014 al 21% del 2020 [4].
- La percentuale di sostanze potenzialmente in grado di influenzare il sistema endocrino (89%) o di provocare il cancro (45%) nell’uomo è rimasta costante nel periodo di studio.
- Se queste concentrazioni di residui di pesticidi venissero riscontrate negli alimenti coltivati localmente, sarebbero di parecchie volte superiori a quelle considerate sicure per il consumo nell’UE.
- La percentuale di residui di pesticidi rilevati con tossicità acuta per le api da miele è rimasta elevata per tutto il periodo di studio.
- Questi risultati si basano su uno studio precedente che ha dimostrato che i residui di pesticidi sono stati rilevati a distanze che vanno da cinque a 600 metri dai siti agricoli in cui sono stati originariamente utilizzati [2].
“Con i dati disponibili non siamo stati in grado di dimostrare che le misure di mitigazione applicate dalle autorità locali riducono efficacemente la contaminazione da pesticidi delle aree non bersaglio. Un monitoraggio costante è essenziale per garantire l’efficacia delle misure di mitigazione e la riduzione dei rischi potenziali per l’uomo e l’ambiente derivanti dai pesticidi pericolosi“, sottolinea la dottoressa Caroline Linhart, consulente di ricerca in ecologia ed epidemiologia ambientale e autrice principale dello studio.
Nell’Unione Europea, la valutazione del rischio dei pesticidi utilizza modelli di previsione per stimare la loro distribuzione nell’ambiente. Tuttavia, questi modelli non tengono conto dei dati reali.
“I nostri dati dimostrano che le valutazioni ufficiali del rischio sembrano sottostimare la reale esposizione ai pesticidi degli organismi non bersaglio, compresi gli esseri umani. È importante sottolineare che quanto abbiamo dimostrato in questo studio rispecchia molto probabilmente la situazione in altre regioni con produzione intensiva di mele e vino in Europa e nel mondo“, spiega il professor Johann Zaller, coautore dell’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU).
I risultati arrivano subito dopo la pubblicazione da parte della Commissione Europea di una proposta di nuovo regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR), che fissa obiettivi di riduzione giuridicamente vincolanti per dimezzare l’uso dei pesticidi in tutti gli Stati membri dell’UE entro il 2030, in particolare di quelli noti per essere pericolosi per la salute [5]. La proposta mira anche a vietare l’uso dei pesticidi in tutte le aree “sensibili” utilizzate dal pubblico o di importanza ecologica nel raggio di tre metri.
È interessante notare che molte di queste misure proposte a livello europeo sono meno severe di quelle messe in atto dal governo regionale di Bolzano-Alto Adige, dove i pesticidi con proprietà pericolose non possono essere utilizzati nelle aree frequentate dalla popolazione e dai bambini, né a una distanza di 30 metri da essi.
“Il nostro studio dimostra che le misure regionali per ridurre l’esposizione ai pesticidi, più severe di quelle proposte dalla Commissione europea, non sono sufficienti a prevenire l’esposizione dei bambini e della popolazione in generale a sostanze potenzialmente cancerogene o dannose per la riproduzione. Per proteggere la salute è urgente una riduzione più drastica di tutti i pesticidi e un significativo ampliamento delle zone cuscinetto suggerite ad almeno 50 metri”, spiegano il dott. Francesco Romizi, responsabile comunicazione di ISDE Italia e la dott.ssa Angeliki Lyssimachou, Senior Science Policy Officer di HEAL e coautrice dello studio.
“Anche se negli ultimi anni il governo regionale del Sud-Tirolo ha attuato alcune misure di mitigazione per limitare la deriva, vediamo ancora che i parchi giochi sono contaminati da pesticidi che hanno il potenziale di causare danni, rappresentando un rischio per i residenti e i gruppi vulnerabili”, conclude Koen Hertoge, presidente di PAN Europe, promotore e co-autore dello studio.
Note
- ‘Pesticide drift mitigation measures appear to reduce contamination of non-agricultural areas, but hazards to humans and the environment remain’, Science of the Total Environment volume 854 (2022) https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969722059137
- Il nuovo studio si basa su una precedente ricerca sulle distanze a cui sono stati trovati residui di pesticidi nella regione dell’Alto Adige, nel nord Italia: “Pesticide contamination and associated risk factors at public playgrounds near intensively managed apple and wine orchards”, Environmental Science Europe Volume 31 (2019) https://enveurope.springeropen.com/articles/10.1186/s12302-019-0206-0
- Nel caso di Bolzano-Alto Adige, il governo ha iniziato nel 2014 a mettere in atto misure aggiuntive per proteggere i residenti dall’esposizione ai pesticidi. Queste includono una zona cuscinetto di 30 metri quando i pesticidi con proprietà pericolose per la salute umana e l’ambiente sono utilizzati in prossimità di aree frequentate da bambini e dal pubblico in generale. Solo in caso di misure di mitigazione aggiuntive, come l’uso di barriere (ad esempio, alberi o siepi), la distanza può essere ridotta a zone di rispetto di cinque o dieci metri.
- Le tabelle dell’articolo sono accessibili via 1-s2.0-S0048969722059137-ga1_lrg.jpg (2213×674) (els-cdn.com)
- Si veda ad esempio:
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28.8.2022
ISDE di Viterbo : “Mentre tutta l’Italia e anche il territorio viterbese soffrono per la siccità, le acque del lago di Vico continuano a non poter essere utilizzate come potabili per i residenti di Caprarola e Ronciglione”
L’Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo il 23 agosto 2022 ha preso visione della documentazione resa disponibile dalla Asl di Viterbo circa le acque erogate ad uso umano nei comuni di Caprarola e Ronciglione nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2022.
La documentazione conferma ancora una volta le note criticità e quindi la non potabilità per le acque erogate negli acquedotti comunali tanto da essere ancora in vigore le ordinanze sindacali per Ronciglione
https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=ronciglione
e per Caprarola
https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=caprarola
Tale situazione è in oggettiva relazione con il degrado dell’ecosistema del lago di Vico come accertato da decenni di studi, ricerche e documenti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche – CNR, Arpa-Lazio Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre).
I più recenti, la Deliberazione della Regione Lazio del 19 maggio 2020 n.276, i dati di pertinenza dell’Istituto superiore di Sanità- Iss, inerenti al progetto CyanoAlert Horizon 2020 e il report Balneazione 2021 redatto dall’Arpa Lazio.
L’ISDE di Viterbo per quanto sopra esposto torna quindi a chiedere interventi urgenti e concreti per la tutela e il ripristino delle caratteristiche dell’ecosistema del lago di Vico.
Questi interventi devono prevedere in particolare una netta riduzione delle attività agricole intensive della monocoltura del nocciolo che utilizzano fertilizzanti chimici e pesticidi nella caldera del lago in favore di pratiche agrobiologiche, rispettose dell’ambiente, dell’ecosistema lacustre, della qualità delle sue acque e della salute di tutti, a cominciare da quella degli agricoltori e delle loro famiglie.
Sempre l’ISDE, in attesa di questi interventi urgenti e non più procrastinabili, pena la compromissione irreversibile dell’ecosistema lacustre, ribadisce la necessità dell’abbandono immediato della captazione delle acque dal lago di Vico e il rifornimento di acqua potabile alle popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi a quelli della captazione lacustre.
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23.7.2022
Su L’extraterrestre, inserto settimanale ecologista de Il Manifesto, una intervista della giornalista Marinella Correggia alla dottoressa Antonella Litta referente dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE
Di seguito il testo dell’intervista
Nel viterbese c’è tanto da fare per risparmiare, conservare, tutelare l’acqua per i vari usi. Ne parliamo con Antonella Litta, medico, referente dell’Associazione medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment), attivista ecopacifista ed equosolidale.
Tre bellissimi laghi vulcanici – Vico, Bracciano, Bolsena. Ognuno ha la propria croce, e non dal 2022.
Il lago di Bracciano soffre di un eccesso di captazione, anche a servizio della città di Roma; sarebbe necessario un monitoraggio costante e attento dei prelievi, che in una fase di siccità prolungata come questa possono determinare gravi danni all’ecosistema lacustre come già avvenuto nel 2017. Quanto al lago di Vico, dal quale viene captato il grosso del fabbisogno idrico per la popolazione di Caprarola e Ronciglione, ha un ecosistema degradato da decenni – lo attestano studi, ricerche e progetti. Marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, aumento della clorofilla e della biomassa algale, con massicce fioriture dell’alga rossa e altri cianobatteri, microrganismi capaci di produrre una serie di cianotossine patogene, fra cui la microcistina LR, classificata come cancerogena, tossica per esseri umani, flora e fauna. Non è eliminabile con la bollitura dell’acqua e la cottura degli alimenti. Le cause all’origine del degrado di questo ecosistema e bacino idrico sono l’uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci chimici nelle vaste aree coltivate a noccioleto in prossimità del lago. I sistemi di potabilizzazione risultano inefficaci e da anni si susseguono nei due Comuni ordinanze di non potabilità delle acque distribuite negli acquedotti. Della preziosissima riserva di acqua dolce del lago di Vico non si può dunque disporre per dissetare in sicurezza le popolazioni. Evitiamo che accada lo stesso al lago di Bolsena, anch’esso minacciato dalla coltivazione estensiva del nocciolo.
Che fare per tutelarli e bonificarli? Cosa chiedete, anche come Isde?
Intanto il rifornimento di acqua potabile per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi che devono essere vagliati dalle autorità competenti. Occorrono poi riforme strutturali e urgenti rispetto al modello agricolo intensivo e monocolturale. Va privilegiato il modello agroecologico, evitando l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici. In particolare per i noccioleti, come per altre monocolture intensive, che sottraggono quantità enormi di acqua alle falde e alle acque di superficie si dovrà anche evitare l’irrigazione continua, introducendo tecnologie moderne per il risparmio idrico oltre che impianti di recupero e riutilizzo delle acque piovane e reflue.
Alle acque che non si recuperano si aggiungono le perdite degli acquedotti…
La rete del viterbese perde in media oltre il 47% dell’acqua immessa in rete. Sarebbe stato bene investire le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nel risparmio e recupero idrico, prevedendo un nuovo sistema di reti, acquedotti e apparati di potabilizzazione. Ma i criteri rischiano di escludere progetti necessari…
In alcune aree del viterbese si aggiunge la questione dell’arsenico nell’acqua.
C’è un deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea perché alcuni comuni del viterbese continuano ad avere quantitativi di arsenico superiori a quelli previsti dalla legge ovvero dieci microgrammi per litro, il che significa che continua l’esposizione cronica e quotidiana all’arsenico, tramite acque e cibi, con gli inevitabili rischi per la salute dei residenti. E questo perché i dearsenificatori non funzionano in modo efficace e continuo.
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19.7.2022
“ Salute, corpo, mente e ambiente” Come l’inquinamento disturba il neurosviluppo e compromette la salute di bambini ed adolescenti”, se ne discute giovedì 28 luglio 2022 alle ore 18.30 a Viterbo, presso il Centro Italiano di Solidarietà – Ceis “ San Crispino”
“Salute, corpo, mente e ambiente” Come l’inquinamento disturba il neurosviluppo e compromette la salute di bambini ed adolescenti”, questo il tema dell’incontro che si svolgerà giovedì 28 luglio 2022 alle ore 18.30 a Viterbo, presso il Centro Italiano di Solidarietà – Ceis “ SanCrispino”, via Strada Acqua Bianca n.7, in prossimità del Santuario de La Quercia.
L’iniziativa è parte del progetto Scienza Servizievole in cammino, una scienza vissuta e condivisa al servizio delle comunità che prevede 90 tappe e 20 incontri, tra cui quello viterbese, lungo il cammino della via Francigena (dalla Valle D’Aosta alla Basilicata).
L’iniziativa è anche a sostegno dell’Associazione Heart4Children (heart4children.it) che svolge attività di ricerca nell’ambito delle vulnerabilità, delle potenzialità educative e delle nuove prassi per i docenti e per i genitori.
Per la rilevanza scientifica l’incontro ha ottenuto il patrocinio dell’Ordine dei medici- chirurghi ed odontoiatri di Viterbo, e a sottolineare l’importanza dell’impegno nel mantenere l’ambiente sano come condizione fondamentale per la salute, ha il patrocinio anche del Biodistretto del Lago di Bolsena e del Biodistretto della via Amerina e delle Forre.
Di seguito il programma degli interventi a cui farà seguito il dibattito sui temi illustrati.
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Saluti e interventi introduttivi di don Alberto Canuzzi presidente del Ceis, del dottor Famiano Crucianelli presidente del Biodistretto della via Amerina e delle Forre e di Gabriele Antoniella presidente del Biodistretto del lago di Bolsena.
Relazioni di Daniela Lucangeli docente psicologia dello sviluppo presso l’Università degli studi di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento, del professor Ernesto Burgio dell’ECERI- European Cancer and Environment Research Institute di Bruxelles, della dottoressa Emanuela Battisti psichiatra e della dottoressa Antonella Litta referente dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo.
Viterbo, 19 luglio 2022
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L’intervento di Antonella Litta (Associazione medici per l’ambiente Isde) all’incontro “Acqua bene essenziale”
“Lago di Vico, preziosa riserva di acqua dolce di cui non si può disporre”
Si è svolta giovedì 30 giugno 2022, presso il Dipartimento Dafnedell’Università degli Studi della Tuscia – Unitus, la conferenza stampa “Acqua bene essenziale.
Nell’ambito dell’incontro sono state presentate sette proposte del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre per affrontare l’emergenza idrica territoriale e per tutelare, conservare e recuperare in salubrità, qualità e quantità le acque. …
Testo integrale
Nell’ambito della conferenza stampa Acqua Bene Essenziale, svoltasi il 30 giugno 2022 a Viterbo, presso il Dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia – Unitus, un intervento della dottoressa Antonella Litta referente dell’Associazione medici per l’ambiente-ISDE
Si è svolta giovedì 30 giugno 2022, presso il Dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia – Unitus,la conferenza stampa Acqua Bene Essenziale.
Nell’ambito dell’incontro sono state presentate sette proposte del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre per affrontare l’emergenza idrica territoriale e per tutelare, conservare e recuperare in salubrità, qualità e quantità le acque.
I lavori sono stati aperti dal saluto del professor Danilo Monarca direttore del Dipartimento DAFNE della Università degli Studi della Tuscia- Unitus, sono poi seguiti gli interventi di Famiano Crucianelli – presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, del prof. Roberto Mancinelli – professore del Dipartimento Dafne- Unitus e presidente del comitato scientifico del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, della dott.ssa Antonella Litta- referente dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE, del professor Giuseppe Nascetti – emerito di Ecologia presso il Dipartimento DEB- Unitus e di Roberta Lombardi -assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale della Regione Lazio-.
La dottoressa Litta ha presentato ha presentato la relazione sul tema: “ Siccità: la grande sete nel territorio dell’Alto Lazio. La vicenda del lago di Vico ovvero come avere a disposizione una preziosissima riserva idrica senza poterla utilizzare per dissetare in sicurezza le popolazioni”.
Di seguito la sintesi della relazione.
Comunicato stampa a cura dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo
Viterbo, primo luglio 2022
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Una necessaria premessa
L’acqua pulita e salubre è una condizione fondamentale per la salute.
La crisi climatica sta diminuendo la disponibilità di acqua e nel mondo oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e questo compromette fortemente il loro stato di salute in termini di malattia e morte e segna in modo violento e autoritario i rapporti sociali ed economici. La sempre minore disponibilità di acqua dolce produce infatti conflitti, come per l’accaparramento di altre risorse: gas, petrolio, metalli pregiati e rari, territori.
La Costituzione, l’ambiente e le future generazioni
La Costituzione italiana che recita all’ Articolo 9: “ La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34].Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali” e all’Articolo 41 : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali [cfr. art. 43 ]”, richiama alla tutela dell’ambiente e quindi alla tutela delle risorse idriche anche nell’interesse delle future generazioni. Non è solo un dovere etico e di civile convivenza nei confronti delle attuali e future generazioni ma anche un obbligo di legge inscritto ora ancor più esplicitamente nella Carta Costituzionale.
La rete acquedottistica italiana e nella provincia di Viterbo
La rete di acquedotti italiani si estende per circa 425 mila chilometri, che diventano 500 mila se si considerano anche i vari allacciamenti, e la sua costruzione è piuttosto obsoleta. Il 60% della rete è stato infatti posizionato oltre trent’anni fa, e il 25% oltre mezzo secolo fa.
Abbiamo dunque una rete acquedottistica molto vecchia, per svariati tratti ancora in cemento-amianto, che fa letteralmente acqua da tutte le parti contribuendo alla perdita di circa il 30-40 % delle acque captate.
Le perdite stimate sono al Nord il 26%, al Centro il 46% e al Sud il 45%.
La provincia di Viterbo perde in media il 47.4% dell’acqua immessa in rete. Sarebbe stato bene quindi investire le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR
anche per dotare i territori italiani di un nuovo e diffuso sistema di reti, acquedotti e apparati di potabilizzazione anche con nuove tecniche di trattamento delle acque reflue e recupero delle acque piovane così da assicurare tutela e risparmio di questo prezioso elemento di vita.
Si potrebbe tentare ancora di investire risorse sempre del PNRR per la messa in sicurezza del territorio e contrastare il diffuso dissesto idrogeologico come anche e soprattutto nel comparto agricolo con il miglioramento delle attuali tecnologie e l’introduzione di nuove finalizzate al risparmio e al recupero idrico.
Le principali risorse idriche lacustri dell’Alto Lazio
Il lago di Bracciano, Bolsena e Vico presentano da anni condizioni di criticità per diverse situazioni che meriterebbero un’attenzione maggiore e concreti e costanti interventi di tutela e bonifica nell’interesse di tutte le comunità.
Si va dall’eccessiva captazione -anche a servizio della città di Roma-, come per il lago di Bracciano, fino ai fenomeni di inquinamento causati dell’inefficienza di sistemi di depurazione e per attività antropiche circumlacuali da mettersi in relazione in particolare alle coltivazioni intensive delle nocciole come per il lago di Vico e come potrebbe accadere a breve anche per il lago di Bolsena.
Il lago di Vico una preziosissima riserva di acqua dolce di cui non si può disporre
E’ davvero paradossale che in tempi di siccità come quelli che stiamo vivendo e che tendono a diventare purtroppo una norma invece che essere un’eccezione come in passato, non si possa disporre delle acque del lago di Vico per il suo uso principale ovvero quello potabile.
La compromissione della qualità delle acque del lago di Vico è infatti nota da decenni e oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche – CNR, Arpa-Lazio Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre).
A questa notevole mole di studi e documenti si sono aggiunti anche la Deliberazione della Regione Lazio del 19 maggio 2020 n.276, i dati di pertinenza dell’Istituto superiore di Sanità- Iss, inerenti al progetto CyanoAlert Horizon 2020 e il Report Balneazione 2021, redatto dall’Arpa Lazio.
La compromissione dell’ecosistema vicano si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, l’aumento della clorofilla e della biomassa algale ed è da attribuirsi alle massive fioriture del Cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa- capace di produrre la microcistina LR, una tossina riconosciuta come cancerogeno- e per la presenza anche di altre specie cianobatteriche. Presenze algali ormai stabili e consistenti dell’ecosistema lacustre vicano e da mettersi in relazione alle attività antropiche che si svolgono nella caldera lacustre in particolare alla monocoltura intensiva della nocciola.
Si è arrivati a questa situazione, così difficile da accettare soprattutto in questo periodo di prolungata siccità in Europa e in Italia, nonostante che già dalla fine degli anni ‘70 ci fossero stati segnalazioni, sollecitazioni, richiami e avvertimenti, anche da parte di Istituzioni competenti.
Si sarebbe dovuto già allora intervenire limitando fortemente tutte le attività antropiche che anche e solo potenzialmente avrebbero potuto arrecare danno al delicato equilibrio lacustre in particolare si sarebbe dovuto evitare le attività agricole intensive nella caldera del lago.
Segnalazioni, sollecitazioni, richiami e avvertimenti rimasti evidentemente e purtroppo inascoltati visto che da anni è impossibile accedere ad acque salubri e pulite per le popolazioni residenti, come attestato delle ordinanze sindacali tuttora vigenti per il Comune di Ronciglione
https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=ronciglione
e per il Comune di Caprarola
https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=caprarola
Soluzioni globali e soluzioni locali. Il ruolo del settore agricolo
L’acqua non è una risorsa illimitata e la sua disponibilità si sta riducendo anche in Europa e in Italia dove si assiste a periodi sempre più prolungati di siccità. L’acqua dolce sulla faccia della terra è infatti circa solo il 3% del totale e dovrebbe essere protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti, del trattamento delle acque reflue e con il loro riciclo, e con concrete politiche di tutela e risanamento ambientale. In tutto il mondo circa il 70% di acqua dolce, proveniente da laghi, fiume e falde sotterranee, viene consumata dal settore agricolo. Nell’Unione europea la percentuale di consumo è di circa il 30 % ma essa può raggiungere l’80% in alcune aree del sud dell’Europa che hanno un sistema economico fortemente incentrato sull’agricoltura.
Nei paesi del terzo mondo, con già grave penuria di acqua, addirittura il 90% dell’acqua disponibile viene impiegato nelle coltivazioni e negli allevamenti rendendo ancora più drammatico l’approvvigionamento di acqua ad uso potabile per le popolazioni.
Da sottolineare anche il fatto che le coltivazioni agricole intensive consumano elevati quantitativi di acqua, come nel caso del nocciolo, anche a causa di sistemi di irrigazione continua, in assenza di tecnologie più moderne come l’irrigazione a goccia, di impianti di recupero delle acque piovane e di riutilizzo dopo trattamento.
In particolare per il lago di Vico e le aree intorno al lago di Bolsena c’è necessità di una agricoltura che non contribuisca ai cambiamenti climatici come fanno invece in modo rilevante l’agricoltura intensiva e le monocolture, un’agricoltura quindi che non inquini l’aria, l’acqua e il cibo; una agricoltura che sappia riappropriarsi delle conoscenze e dei saperi acquisiti nel corso dei millenni di storia umana, ricominciando a produrre rispettando i naturali cicli della terra e insieme la dignità del lavoro, tutelando così l’ambiente e la salute di tutti a cominciare proprio da quella degli agricoltori e delle loro famiglie.
Per i residenti di Caprarola e Ronciglione
L’Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo, oltre a ribadire il rammarico per avere a disposizione una preziosissima riserva idrica senza che possa essere utilizzata come acqua potabile, è costretta a ribadire ancora una volta la necessità di interventi urgenti che prevedano l’abbandono immediato della captazione delle acque dal lago di Vico e il rifornimento di acqua potabile per
le popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi.
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Sabato 18 giugno 2022 a Viterbo, nella splendida cornice del giardino della Chiesa di Santa Maria delle Farine, si è tenuta la prima edizione del festival Ecosofia – Ambiente e salute.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione La Via, in occasione del primo anniversario della sua costituzione. Il professor Fabrizio Bianchi responsabile della Sezione Epidemiologia dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche-CNR di Pisa, componente del Comitato scientifico dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE e la dottoressa Antonella Litta referente ISDE per Viterbo sono stati i relatori invitati all’evento.
Il professor Marco Sanna, presidente dell’Associazione La Via ha ricordato le varie fasi che hanno portato alla fondazione dell’associazione e le tante attività nei quali sono impegnati i giovani
iscritti. Ha poi illustrato le ragioni della scelta del tema e dato inizio alle relazioni e al successivo dibattito che ha visto una numerosa e attenta partecipazione con interventi che hanno permesso una discussione e un approfondimento di quanto illustrato negli interventi dei due relatori.
Di seguito una sintesi della relazione della dottoressa Antonella Litta.
Nota per la stampa a cura di ISDE – Viterbo
Viterbo, 21 giugno 2022
La dottoressa Antonella Litta ha introdotto la sua relazione con la lettura della poesia Versicoli Quasi Ecologici tratta dalla raccolta Res amissa di Giorgio Caproni, uno dei poeti più importanti del novecento (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990)
«Non uccidete il mare, la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento (il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’uomo.
E chi per profitto vile fulmina un pesce, un fiume, non fatelo cavaliere del lavoro.
L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore.
Dove sparendo la foresta e l’aria verde, chi resta sospira nel sempre più vasto paese guasto:
Come potrebbe tornare a essere bella, scomparso l’uomo, la terra».
Il senso dell’incontro di oggi, è a mio avviso anche quello di ragionare affinché la Terra rimanga e torni ad essere bella e sana anche se abitata dalla specie umana che tanta violenza e devastazione ambientale sta infliggendo alla biosfera e a tutte le specie viventi.
Si deve riconoscere la centralità del tema ambiente e salute, nella sua accezione più completa e complessa – comprensiva di stili di vita, condizioni sociali, culturali ed economiche. Il legame ambiente -salute è un determinante riconosciuto ormai come fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle popolazioni.
La guerra che si consuma in questi giorni dentro l’Europa è l’espressione invece a noi più vicina e violenta della distruzione del legame tra ambiente e salute, che si manifesta con azioni di sfruttamento e morte sulle persone, sulle città, sui territori e sull’ambiente più in generale.
Questa guerra rischia di soffocare e di ingoiare tutte le altre istanze a cominciare da quella appunto della salvaguardia dell’ambiente, della salute, del contrasto ai cambiamenti climatici, della giustizia sociale, dell’accesso ai beni comuni e quindi del diritto ad una vita dignitosa per tutti gli esseri umani. Questi giorni arroventati da temperature estreme, dalla siccità che riduce la portata di fiumi e laghi, ora anche nel Nord Italia, suona come un ulteriore allarme che rimane perlopiù inascoltato e ci richiama alle nostre responsabilità di esseri umani nei confronti di una Terra che ci è stata data in custodia. Un pianeta da proteggere per le generazioni attuali e per quelle che verranno e che avranno un futuro solo se riusciremo ad agire bene, subito e ora facendo quindi scelte individuali e collettive che vadano verso una vera e propria conversione ecologica. Anche la recente, e per molti aspetti prevedibile, pandemia da Covid 19, ha evidenziato ancora una volta e in maniera tragica e dolorosa, l’importanza di salvaguardare l’ambiente per tutelare la salute umana e quella di tutte le specie che abitano la Terra. La diffusione del virus Sars Cov2 – Covid19 può essere interpretata infatti anche come una sorta di reazione una -tra le altre- allo stato di stress causato al pianeta da sfruttamento e devastazioni ambientali e si può parlare, e a ragione, di sindemia ovvero di una congiunzione/ concorso di diverse emergenze sanitarie, economiche e sociali. Per prevenire anche nuovi eventi simili dobbiamo quindi di sicuro agire contrastando la perdita di biodiversità, l’alterazione degli habitat, la deforestazione, e i cambiamenti climatici, favorendo processi produttivi industriali ed agricoli basati sull’economia circolare, e con il ricorso a fonti energetiche veramente rinnovabili, un nuovo tipo di mobilità e più sani stili di vita individuali e collettivi. Abbiamo bisogno di conoscenza, discussione, riflessione e convinzione per azioni che mirino alla salvaguardia della qualità dell’acqua, dell’aria, dei suoli, del cibo e quindi della salute umana come quella di tutte le altre specie. Abbiamo in definitiva bisogno di un ambiente più sano anche per quanto riguarda le relazioni sociali, culturali ed economiche, relazioni che non siano incentrate sullo sfruttamento e la competizione ma sulla solidarietà, il reciproco aiuto, su scelte energetiche da fonti veramente rinnovabili e non più sulle fossili- in esaurimento e origine delle guerre per il loro accaparramento-, e sul primato della pace e della vita sulle logiche e gli interessi di sopraffazione e sfruttamento capitalista.
Abbiamo bisogno di una nuova visione una visione che sia One-Health perché la salute di tutti e del pianeta è una sola ed è appunto One-Health perché tutto è interconnesso e interdipendente.
Per questo ci è di aiuto e orientamento la nostra Carta costituzionale una delle più avanzate del mondo che ripudia la guerra, garantisce il diritto al lavoro, allo studio, riconosce la dignità umana, il diritto alla salute e con l’articolo 9 promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione ed ora, con la recente introduzione di un nuovo comma, estende la tutela all’ambiente, alla biodiversità e agli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni e disciplina i modi e le forme di tutela anche degli animali.
L’articolo 41 della Costituzione, in materia di esercizio dell’iniziativa economica, è stato anch’esso integrato al secondo comma stabilendo che l’iniziativa economica privata non può svolgersi se rischia di provocare danno alla salute e all’ambiente, premettendo questi due limiti a quelli già vigenti, ovvero la sicurezza, la libertà e la dignità umana (https://temi.camera.it/leg18/temi/modifiche-agli-articoli-9-e-41-della-costituzione-in-materia-di-tutela-dell-ambiente.html).
Basterebbe quindi che quanto contenuto nella Carta Costituzionale fosse attuato concretamente per dare risposte alle domande oggetto di questo nostro incontro. Per quanto riguarda l’impegno specifico dei medici, l’articolo 5 del nuovo Codice di deontologia medica ha recepito l’importanza centrale di un ambiente sano nelle sue matrici fondamentali (aria, acqua, cibo, suolo) per il benessere psico-fisico delle persone e infatti afferma : “ Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora fondamentale e determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”.
Proprio un recente documento dell’Ordine dei medici di Viterbo ( https://www.isde.it/ordine-dei-medici-di-viterbo-ferma-contrarieta-allindividuazione-nel-territorio-provinciale-di-siti-per-lo-stoccaggio-di-depositi-di-scorie-radioattive/), redatto per esprimere la netta contrarietà all’individuazione nel territorio provinciale di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensità, indica le gravi problematiche ambientali già esistenti nei nostri territori e che inevitabilmente hanno avuto ed hanno conseguenze sul benessere psico-fisico delle persone e sull’assetto economico-sociale.
Queste le principali riportate nel documento:
- le naturale radioattività del suolo per la presenza del gas Radon, elemento cancerogeno certo di classe I, secondo l’Agenzia internazionale di Ricerca sul cancro-Iarc (International Agency for Research on Cancer ), la cui esposizione è correlata al tumore del polmone;
- la presenza nelle acque ad uso potabile di Arsenico, altro elemento tossico e cancerogeno di classe I, sempre secondo sempre l’Agenzia internazionale di Ricerca sul cancro-Iarc;
- l’utilizzo di pesticidi e delle loro miscele -anch’esse sostanze tossiche e cancerogene-utilizzate in aree sempre più vaste del territorio viterbese, soprattutto nella monocoltura del nocciolo;
- la qualità dell’aria compromessa, dal trasporto su gomma, dalla prossimità della centrale elettrica di Civitavecchia e da quella di Montalto di Castro i cui fumi nocivi arrivano anche nel viterbese, e degli altri impianti di produzione energetica da fonti non veramente rinnovabili che emettono nell’aria gas e sostanze nocive.
A queste problematiche vanno a sommarsi anche rischi per la salute dovuti:
- alla presenza di amianto in edifici ed aree di deposito che con la dispersione delle sue fibre in ambiente sono causa, anche ad anni di distanza dall’esposizione, dell’insorgenza del mesotelioma;
- all’inquinamento causato da allevamenti intensivi – in particolare gli allevamenti avicoli- già presenti e dalla possibile realizzazione di nuovi;
- alla situazione del degrado dell’ecosistema del lago di Vico e alla crescente minaccia dell’ecosistema del lago di Bolsena.
C’è da considerare poi con preoccupazione i dati del Rapporto 2020 “I tumori in Provincia di Viterbo (http://www.asl.vt.it/approfondimenti/registro_tumori/RTVT2020.pdf). Questi dati ci dicono che nel corso dell’ultimo quinquennio di osservazione, ovvero 2012-2016, in provincia di Viterbo sono stati diagnosticati 10.087 nuovi casi di tumore, esclusi i carcinomi cutanei e i tumori non maligni del Sistema nervoso centrale – Snc. In particolare in questo quinquennio sono stati diagnosticarti 5425 casi tra gli uomini (53.8%) e 4662 casi tra le donne (46.2%).
Sono più di 2000 i casi di tumore che vengono diagnosticati ogni anno in ambito provinciale. Ogni giorno quindi tra le 5-6 persone ricevono una diagnosi di cancro e si stima che 1 uomo su tre e 1 donna su 4 residenti nella nostra provincia si ammaleranno di una patologia neoplastica maligna nel corso della loro vita.
Sempre nel Report si legge che per il complesso di tutti i tumori i tassi di incidenza risultano più elevati nel distretto C della nostra Asl (Vetralla-Civita Castellana) e si conferma una incidenza superiore alla media nazionale per quanto riguarda i melanomi cutanei- patologia questa messa sempre più in relazione anche all’esposizione a pesticidi ed erbicidi-
( https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31541557/) e un lieve eccesso per l’incidenza delle leucemie rispetto sempre al dato nazionale.
Nella nostra riflessione vogliamo tenere presente anche i dati forniti dall’Istat-Istituto nazionale di Statistica per il 2018-ultimo periodo di osservazione- (http://dati.istat.it/index.aspx?queryid=26441) che indicano nella provincia di Viterbo quella con il primato nel Lazio per quoziente di mortalità generale pari a 120,11 per ogni 10mila abitanti e per tasso standardizzato di mortalità generale, pari a 93.95 per ogni 10mila abitanti.
Sempre l’Istat per il 2018 riporta in numero di 1088 le morti dovute a cancro sul territorio provinciale ovvero nel 2018 circa 3 persone al giorno sono morte a causa di una neoplasia.
L’Airtum- Associazione italiana dei registri tumori-, https://www.registri-tumori.it/cms/pubblicazioni/i-numeri-del-cancro-italia-2020 a cui afferisce anche il Registro tumori della provincia viterbese, rileva che circa 3 milioni e 600 mila italiani vivono con una diagnosi di cancro, circa mille persone ogni giorno ricevono una nuova diagnosi di cancro e più di cinquecento persone muoiono ogni giorno per queste patologie.
Sempre l’AIRTUM indica in 180mila, con un incremento del 3%, le morti per cancro avvenute in Italia nel corso del 2020, oltre il doppio di quelle dovute alla pandemia da Covid19.
Documenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità – Oms, come ormai decenni di studi e ricerche scientifiche, tra cui il noto e rilevante studio italiano S.e.n.t.i.e.r.i.-Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento-, mostrano come il rischio di sviluppare il cancro sia legato strettamente all’esposizione a fonti di inquinamento ambientale che contaminano aria, acqua, suoli e cibo.
Inoltre, ormai innumerevoli dati della letteratura scientifica suggeriscono come l’inquinamento ambientale sia correlato allo sviluppo anche di altre malattie croniche di notevole rilevanza epidemiologica e clinica, quali malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, tireopatie, patologie neurodegenerative, disturbi comportamentali e dello spettro autistico nei bambini, malattie allergiche, autoimmuni ed infiammatorie croniche.
Nei nostri territori quindi la prevenzione del cancro ma anche delle altre malattie croniche sopracitate può e deve essere raggiunta anche:
- incentivando, negli edifici pubblici e privati, le misurazioni del gas Radon con successivi interventi per la sua dispersione e la ricerca di radioattività nelle acque ad uso potabile, proprio in relazione alle caratteristiche geologiche dei nostri territori;
- garantendo acque potabili e salubri alle popolazioni, nella fattispecie acque con valori di arsenico-almeno nei limiti di legge e possibilmente prossime al valore zero e prive di altri contaminanti;
- tutelando tutte le risorse idriche;
- riducendo nettamente l’utilizzo dei pesticidi e fertilizzanti naturali ed evitando l’esposizione a queste sostanze delle persone, in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza ai pesticidi:
- attraverso interventi di miglioramento della qualità dell’aria;
- con una sempre maggiore e corretta gestione dei rifiuti che ne preveda la netta riduzione, il riuso e riciclo;
- intensificando la rimozione e la bonifica di strutture composte da amianto;
- con la bonifica delle discariche illegali di rifiuti tossici ancora presenti nel territorio viterbese;
- con corretti stili di vita che riducano ad esempio il consumo di carne, l’utilizzo di mezzi di trasporto individuali ed alimentati da combustibili di origine fossile, con scelte oculate nell’acquisto di prodotti alimentari e per il vestiario;
- attraverso l’acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza ed informazione circa l’importanza del legame tra ambiente e salute.
- con maggiori risorse da destinare al Servizio sanitario nazionale per screening ed esami per la diagnosi precoce di malattie e per l’assistenza territoriale e il potenziamento dei Prontosoccorso.
Tutto ciò perché obiettivi su scala globale e politiche internazionali possono essere declinati in azioni locali e nel contempo progetti e iniziative locali possono generare una spinta per cambiamenti nazionali e di livello globale.
E l’impegno per la Pace deve essere quindi il primo degli impegni perché la Terra torni ad essere bella e sana anche abitata dalla presenza della nostra specie ma stavolta responsabile, consapevole e rispettosa.
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Malagrotta. Malambiente
Rogo Malagrotta – Il rogo del TMB di Malagrotta ha prodotto una nube tossica che si è riversata sulla città di Roma e dintorni, mercoledì pomeriggio 15 giugno 2022.
La gestione dei rifiuti è diventata terra di conquista per imprenditori e società senza scrupoli.
In un articolo del Sole 24 ore del 16 giugno di Ivan Cimmanusi si riporta che l’incendio non è doloso in un video si vedono le fiamme divampare mentre un camion scarica combustibile derivato da rifiuti in una fossa della struttura del trattamento meccanico biologico (TMB).
In questa operazione sono state rispettate tutte le norme di sicurezza? un incidente di questa gravità è coperto da un’assicurazione, o a pagare sarà sempre e solo il pubblico sia in danni alla salute che economico?
Nel 2018 altro incendio nella discarica di Salario poi nel 2019 nella discarica di Roccasecca.
La discarica di Malagrotta trattava 900 ton. di rifiuti, l’emergenza sarà risolta con un nuovo piano rifiuti entro luglio 2022 così si sono espressi il Governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
L’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti della regione Lazio Massimiliano Valeriani ha subito precisato che non arriveranno altri camion a Viterbo oltre quelli soliti per il trattamento che per lo smaltimento degli scarti. Viterbo deve scegliere il sindaco nel ballottaggio fra Troncarelli Pd, Frontini Lista civica il prossimo 26 giugno 2022.
Dalle rilevazioni dell’Arpa Lazio sulla base di una centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria installata a 2,5 chilometri dall’area del rogo emerge che il livello delle polveri sottili nell’aria è raddoppiato, ma resta entro i limiti.
Il valore delle diossine, il 16 giugno hanno raggiunto i 0,3 picogrammi per metro cubo nell’aria (0,3 è il valore massimo orientativo suggerito dall’Oms, non esiste un limite vero e proprio sancito dalla legge).
Gli incendi nelle discariche divampano o per le cattive condizioni degli impianti di smaltimento o in modo doloso, per liberare spazio. Secondo un’indagine della commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo rifiuti tra il 2015 e il 2018 ci sono stati 261 episodi di incendi nelle discariche regolari, praticamente uno ogni 3 giorni. La maggior parte degli incendi avviene al nord, dove ci sono più impianti di smaltimento in cui confluiscono anche i rifiuti provenienti dal sud.
Sempre secondo questa indagine su 118 casi segnalati come potenzialmente dolosi in circa la metà è stata aperta un’inchiesta e la metà di questa è stata aperta contro ignoti e tali sono rimasti fino all’archiviazione. solamente in 5 casi su 261 è stato riconosciuto il dolo e punito il delitto di incendio.
Un esempio per tutti, ripreso dal Corriere della Sera del 6 ottobre 2019 di Antonio Castaldo e Milena Gabanelli, mette in luce come funzionano le cose quando i privati gestiscono impianti di rilevanza pubblica come appunto possono essere le discariche e i depositi per lo stoccaggio dei rifiuti prima di finire in impianti di trattamento.
La legge prevede che a far fronte alle spese di bonifica sia il proprietario dell’immobile. Ma se non lo fa, interviene la pubblica amministrazione, con i fondi di una fideiussione bancaria. Anche la titolare dell’impianto (deposito) di via Chiasserini aveva presentato una garanzia finanziaria di un milione di euro, ma poco prima del rogo era subentrata un’altra società, che non avendo presentato la fideiussione non aveva titolo ad operare. Quando la Città Metropolitana ha esaminato la polizza, è arrivato il ricorso davanti al Tribunale Civile di Milano, che ha bloccato tutto. Ma la bonifica non poteva attendere i tempi dei tribunali, e quindi ha dovuto pensarci l’amministrazione comunale di Milano
Secondo l’Ispra, ogni tonnellata di rifiuti data alle fiamme produce 1,8 tonnellate di anidride carbonica. Il rogo del deposito di via Chiasserini ne ha bruciate oltre 5.000 tonnellate.
È più conveniente trafficare in rifiuti che in droga.
Secondo la legge se lo spacciatore di droga rischia non meno di 10 anni di carcere, per il trafficante di rifiuti la pena prevede da uno a sei anni. Per il gestore della discarica non autorizzata di via Chiasserini, accusato anche di calunnia, il pm non ha potuto chiederne più di 6 anni e 8 mesi. In sei mesi aveva fatturato 1,4 milioni di euro. Per gli altri imputati, accusati di aver trasportato illegalmente dalla Campania migliaia di tonnellate di scorie plastiche, le pene richieste si aggirano tra i 3 e i 4 anni.
Come è andata a finire?
Milano, 22 settembre 2020 – Sono stati condannati anche in appello a Milano, con due riduzioni di pena, i quattro imputati del processo sul traffico illecito di rifiuti stoccati nel deposito di via Chiasserini, andato a fuoco il 14 ottobre del 2018 con un vasto incendio durato per giorni e con odore acre che arrivò fino in pieno centro, in piazza Duomo. In particolare, la quinta sezione penale d’appello (presidente Giovanna Ichino) ha ridotto la pena per Aldo Bosina, amministratore di fatto della Ipb Italia, società che gestiva il capannone, da 6 anni e mezzo a 5 anni e 1 mese e per l’amministratrice della Ipb Italia Patrizia Geronimi da 2 anni a 1 anno e 4 mesi (pena sospesa) con le attenuanti generiche. Confermati i 4 anni e 6 mesi all’amministratore di una società intermediaria di rifiuti, Pietro Ventrone, e i 3 anni e 10 mesi all’imprenditore Giovanni Girotto.
Se la situazione è questa ha senso parlare di inceneritori si inceneritori no? La salute dei cittadini per come sono e stanno andando avanti le cose è tutelata? le emissioni di un inceneritore sono così incontrollate come nelle discariche e nei depositi che vengono stipati di rifiuti senza alcuna precauzione per l’incolumità pubblica? In Italia ne sono attivi complessivamente 40 inceneritori, contro i 96 della Germania e i 126 della Francia.
Certo sarebbe meglio investire nel ciclo virtuoso della raccolta e dello smaltimento, a partire dalla ripresa della raccolta porta a porta in tutti i quartieri fino al riutilizzo dei materiali di risulta. Invece secondo chi vede nell’inceneritore il “male assoluto”, si sceglie la via più semplice ma anche quella più dannosa, che avvelenerà l’aria e i polmoni dei cittadini romani e dei lavoratori coinvolti.
L’impianto di Bolzano, controllato al 100% da una società pubblica, la Eco-center. Utilizza una delle tecnologie più all’avanguardia nel mondo, e l’obiettivo è la copertura dei costi e gli eventuali utili interamente reinvestiti nel sistema. Produce energia elettrica e termica che viene immessa nella rete di teleriscaldamento, ed è in grado di riscaldare 10 mila alloggi e illuminare 20 mila abitazioni. Dal camino dell’impianto di Bolzano escono emissioni di gas, idrocarburi e metalli molto al di sotto dei limiti europei. La media dei valori delle polveri sottili totali sono di 0,05 milligrammi per metrocubo, a fronte di un limite europeo di 10. Ugualmente per la diossina: 0,0003 nanogrammi nel 2018, meglio anche del famoso e inarrivabile impianto di Copenaghen, che si ferma a 0,002. Il limite europeo è di 0,1.
Una società giusta ancora non ci riusciamo ad averla, visto quello che si è detto forse il male minore è un impianto tecnologicamente avanzato che metta al riparo tutte le nefandezze che finora si sono compiute quelle sì, sulla salute della gente che si è trovata a vivere presso i roghi naturali o dolosi dei depositi e discariche.
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14.6.2022
ISDE-Viterbo “Anche i dati del report Balneazione 2021, redatto dall’Arpa Lazio, confemano ancora una volta la preoccupazione per l’ecosistema del lago di Vico e di conseguenza anche la preoccupazione per il possibile e connesso rischio sanitario ”
Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo: “Anche i dati del report Balneazione 2021, redatto dall’Arpa Lazio, confemano ancora una volta la preoccupazione per l’ecosistema del lago di Vico e di conseguenza anche la preoccupazione per il possibile e connesso rischio sanitario ”
Il report Balneazione 2021, redatto dall’Arpa Lazio 2021 e revisionato con correzioni a febbraio 2022 (in allegato), illustra lo svolgimento e gli esiti delle attività di sopralluogo, campionamento ed analisi ai fini del monitoraggio della balneazione ai sensi del D.lgs. 116/2008, del Decreto Attuativo Interministeriale del 30.03.2010 modificato dal Decreto del Ministero della Salute del 19.04.2018e del Decreto del Presidente della Regione Lazio del 30.03.2021 n. T00071.
Conformemente a quanto previsto dalla normativa, sono distinti due principali settori di attività:
– monitoraggio microbiologico ai fini della classificazione della qualità delle acque di balneazione;
– sorveglianza algale ai fini della valutazione del rischio di proliferazione di alghe potenzialmente tossiche. La stagione balneare considerata è quella compresa tra il 1maggio e il 30 settembre 2021.
Per quanto riguarda le acque di balneazione del lago di Vico, a pagina 4 del report si legge: “…Relativamente alla sorveglianza per la proliferazione dei cianobatteri potenzialmente tossici, il 2021 ha mostrato criticità solo per il lago di Vico che ha registrato una fioritura protrattasi per circa un mese e mezzo tra metà maggio e giugno. Per tale evento è stato informato anche il comune affinché avviasse la procedura di informazione al pubblico”.
E a pagina 20 si afferma : “… Per entrambi i punti monitorati nel lago di Vico a metà maggio è stata rilevata una fioritura di cianobatteri con valori elevati di concentrazione, protrattasi per tutto il mese di maggio ma non sempre accompagnata da elevati valori di fosforo, eccetto il campione del 21 giugno prelevato nel punto 005 che ha restituito un valore pari a 118 µg/l. La componente cianobatterica preponderante che ha portato la concentrazione di maggio e giugno sopra le 20.000 cell/ml era composta soprattutto da Limnothrix redeckeii e Limnothrix sp., taxa che potrebbero generare tossine, insieme anche a Planhtothrix rubescens, Aphanizomenon sp. e Chrysosporum ovalisporum…”.
In considerazione di questi recenti dati, degli studi e documenti prodotti nel corso ormai di decenni che rilevano il degrado dell’ecosistema del lago di Vico e della qualità delle sue acque captate ad uso potabile, e in considerazione anche della Deliberazione della Regione Lazio del 19 maggio 2020 n.276 e dei dati di pertinenza dell’Istituto superiore di Sanità- Iss, inerenti al progetto CyanoAlert Horizon 2020 ( allegati), l’ ISDE di Viterbo torna a chiedere interventi concreti per la tutela e il ripristino delle caratteristiche dell’ecosistema del lago di Vico.
Questi interventi devono prevedere in particolare una netta riduzione delle attività agricole intensive della monocoltura del nocciolo che utilizzano fertilizzanti chimici e pesticidi nella caldera del lago in favore di pratiche agrobiologiche, rispettose dell’ambiente, dell’ecosistema lacustre, della qualità delle sue acque e della salute di tutti a cominciare da quella degli agricoltori e delle loro famiglie.
Sempre l’ISDE, in attesa di questi interventi urgenti e non più procrastinabili, pena la compromissione irreversibile dell’ecosistema lacustre, ribadisce la necessità dell’abbandono immediato della captazione delle acque dal lago di Vico e il rifornimento di acqua potabile alle popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi a quelli della captazione lacustre.
Viterbo, 14 giugno 2022
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8.6.2022
Martedì 7 giugno 2022, presso la sede della Regione Lazio, la dottoressa Antonella Litta referente dell’Associazione medici per l’ambiente – ISDE ha incontrato la nuova garante al Servizio idrico integrato avv. Manuela Veronelli
Martedì 7 giugno 2022, presso la sede della Regione Lazio, la dottoressa Antonella Litta referente dell’Associazione medici per l’ambiente – ISDE di Viterbo ha incontrato la nuova garante al Servizio idrico integrato avv. Manuela Veronelli. Oggetto dell’incontro il degrado dell’ecosistema del lago di Vico e gli interventi urgenti e necessari per rifornire di acqua potabile le popolazioni di Ronciglione e Caprarola. Nell’incontro affrontate anche le problematiche sanitarie derivanti dalla presenza di arsenico nelle acque ad uso potabile.
Un’ampia documentazione è stata messa a disposizione della garante che ha assicurato il suo interessamento per una soluzione di quanto esposto.
Sintesi di quanto rappresentato alla Garante del Servizio idrico integrato avv. Manuela Veronelli dalla dottoressa Litta referente ISDE di Viterbo, nell’incontro del 7 giugno 2022.
La situazione del lago di Vico
Il lago di Vico per le particolari e pregiate caratteristiche del suo ecosistema è stato classificato come Sito d’importanza comunitaria-Sic n. IT6010024 e Zona di protezione speciale-Zps n. IT6010057.
Proprio per proteggere questo delicato ecosistema, nel 1982, veniva istituita la Riserva naturale regionale del lago di Vico (legge regionale del 28 settembre 1982 n. 47 e successiva legge regionale del 24 dicembre 2008 n. 24 ) La compromissione della qualità delle acque del lago di Vico è invece purtroppo nota da anni ed oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche – CNR, Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre).
Essa si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno,aumento della clorofilla e della biomassa algale ed è da attribuirsi alle massive fioriture del Cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa e di altre specie cianobatteriche, presenze ormai stabili e
consistenti dell’ecosistema lacustre vicano.
Le cause
Le cause che verosimilmente sono state e continuano ad essere all’origine del degrado di questo importante ecosistema e bacino idrico, sono state più volte indicate e possono così essere riassunte:
– uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci chimici nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimità del lago che ha favorito e favorisce le intense fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens e delle altre specie di cianobatteri;
– possibile permanenza di scarichi fognari abusivi o non a norma sulle sponde e in prossimità del lago;
– possibile azione residua di inquinamento dovuta agli agenti contaminanti individuati nel sottosuolo del dismesso Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione, ubicato anch’esso in prossimità delle sponde del lago;
– possibili attività illecite condotte all’interno e in prossimità della Riserva naturale.
Il rischio sanitario
Gli acquedotti dei Comuni di Caprarola e Ronciglione sono riforniti in misura preponderante da acque captate dal lago di Vico e ormai da anni si susseguono ordinanze di non potabilità che attestano il potenziale rischio per la salute dei cittadini che possono essere esposti, e ormai da lungo
periodo, a microrganismi potenzialmente tossici e a diverse sostanze tossiche e cancerogene- tra cui l’Arsenico- presenti nelle acque captate dal bacino lacustre attraverso principalmente il loro uso per bevande, preparazioni alimentari, per fini igienico-sanitari e attraverso il consumo di fauna ittica proveniente dal lago e prodotti vegetali irrigati sempre con acque lacustri.
I cianobatteri sono microrganismi capaci di produrre una serie di cianotossine patogene, al momento ne sono state descritte solo una parte, oltre 90 varianti tra cui la microcistina LR classificata come cancerogena di classe 2 b secondo l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro –
I.a.r.c. e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna con cui viene in contatto.
Questa cianotossina non è termolabile e quindi non è eliminabile attraverso i processi di bollitura dell’acqua e cottura degli alimenti. Le acque del lago di Vico poi, come le acque dell’Alto Lazio, sono anche caratterizzate anche dalla presenza di Arsenico, elemento tossico e cancerogeno,
secondo la classificazione dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro- Iarc.
La Deliberazione della Regione Lazio del 19 maggio 2020 n.276
Come sopra richiamato, nel corso degli ultimi decenni innumerevoli sono stati gli studi condotti sull’intero ecosistema lacustre, compresi i suoi sedimenti.
In particolare la Deliberazione del 19 maggio 2020 n.276 della Giunta regionale del Lazio ha riconosciuto una situazione di oggettivo peggioramento rispetto a precedenti valutazioni.
Alla pagina 5 di questa Deliberazione, ai punti 5 e 6 si legge infatti :
“…5. che le acque del lago di Vico – Ronciglione – Casilino, sulla base delle risultanze analitiche ottenute dai monitoraggi effettuati da Arpa Lazio ai sensi dell’Allegato 2 alla parte terza, sezione A del decreto legislativo 152/2006, sono classificate in categoria inferiore ad A3, per il parametro temperatura, pertanto tali acque possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora non sia possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e a condizione che le acque siano sottoposte ad opportuno trattamento che consenta di rispettare le norme di qualità delle acque destinate al consumo umano, fermo restando il rispetto delle indicazioni relative alla proliferazione algale riportate al punto 11;
6. che le acque del lago di Vico – Caprarola – S. Lucia, sulla base delle risultanze analitiche ottenute dai monitoraggi effettuati da Arpa Lazio ai sensi dell’Allegato 2 alla parte terza, sezione A del decreto legislativo 152/2006, sono classificate in categoria inferiore ad A3, per il parametro temperatura, pertanto tali acque possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora non sia possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e a condizione che le acque siano sottoposte ad opportuno trattamento che consenta di rispettare le norme di qualità delle acque destinate al consumo umano…”.
Il progetto CyanoAlert Horizon 2020
Anche i dati di pertinenza dell’Istituto superiore di Sanità- Iss, inerenti il progetto CyanoAlert Horizon 2020, attestano l’eutrofizzazione e la grave compromissione dell’ecosistema del lago di Vico ed evidenziano le persistenti criticità per l’approvvigionamento idrico per le popolazioni dei
comuni di Caprarola e Ronciglione.
La ricerca, finalizzata alla valutazione dei rischi per la salute derivanti dalle fioriture di cianobatteri e microalghe dannose nei corpi idrici, ha utilizzato anche dati di osservazione della Terra ottenuti dai satelliti Copernicus e nel periodo di campionamento, compreso dal 29 maggio 2018 al 10 ottobre 2019, si è riscontrato:
· livelli di ortofosfato (P-PO4) fino ad un massimo di 54 microgrammi/litro nei periodi di maggior rilevamento ovvero metà primavera e fine autunno;
· presenza di Planktothrix rubescens e per questa specie tossica cianobatterica sono state rilevate due fioriture, entrambe nei previsti periodi stagionali (tardo autunno-inverno del 2018 e del 2019). Nel 2019 i valori hanno raggiunto il valore di 34.013.604 cellule per litro;
· presenza di fioriture (numero cellule per litro superiore ad 1 milione) di specie tossiche tipiche delle stagioni calde (es. Limnothrix redeckei, Cylindrospermopsis raciborski) presenza di microcistine con valori fino a 62 migrogrammiper litro su 12 campioni analizzati;
cilindrospermopsine: valori fino a 0.79 microgrammi/litro su 10 campioni analizzati; beta-metil-amminoalanina (BMAA): valori fino a 1313,49 microgrammi/litro su 12 campioni analizzati.
La documentazione resa disponibile dalla Asl di Viterbo circa i giudizi d’idoneità relativi alle acque erogate ad uso umano nei comuni di Caprarola e Ronciglione (periodo giugno 2021 – gennaio 2022).
La documentazione conferma i giudizi negativi relativamente alla qualità delle acque erogate nei due acquedotti comunali, a causa del noto e ultradecennale degrado dell’ecosistema lacustre, e per l’inefficienza dei sistemi di potabilizzazione.
In particolare nelle comunicazioni al sindaco di Caprarola del giorno 8 giugno 2021 numero di protocollo 44295 e del giorno 11 gennaio 2022 numero di protocollo 1923, come in quelle al sindaco di Ronciglione del giorno 8 giugno 2021 protocollo n. 44296 e del giorno 11 gennaio 2022
protocollo n.1925, il Dipartimento di Prevenzione Servizio Igiene Alimenti Nutrizione Acque Potabili della Asl di Viterbo, scrive: “… acqua non potabile per la rilevante presenza di Cianoficee (fra cui anche la specie potenzialmente tossica Planktothrix rubescens) e tossine algali,
parzialmente abbattute dall’impianto di potabilizzazione….”.
Sempre da questa stessa documentazione disponibile si evincono, in alcuni esami, superamenti per il parametro Arsenico – elemento cancerogeno certo di Classe 1 secondo la classificazione della Agenzia internazionale di ricerca sul cancro – Iarc, del Boro e presenza di batteri coliformi nelle
acque in distribuzione.
Come noto, nei due Comuni persistono di conseguenza e da anni ordinanze di non potabilità dell’acqua che attestano il possibile rischio per la salute dei residenti per esposizione cronica e di lungo periodo https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=caprarola (ordinanza n.92 del 28/12/2012) https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=ronciglione (rete idrica lago di Vico – ordinanza n.11 del 19/01/2015- rete idrica fogliano -ordinanza n.135 del 25 luglio 2017).
Gli interventi urgenti e necessari L’ISDE di Viterbo alla luce di tutta la documentazione messa a disposizione e di quanto stabilito
dall’art. 4 del Decreto legislativo 31/2001, in materia di acque potabili, al punto 2 ovvero che :
“… Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano: a) non devono contenere microrganismi e parassiti, ne’ altre sostanze, in quantita’ o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana;…”, sottolinea ancora una volta l’importanza di interventi che prevedano l’abbandono immediato della captazione delle acque dal lago di Vico e il rifornimento di acqua potabile alle popolazioni di
Caprarola e Ronciglione che valorizzino fin da subito sistemi alternativi.
Altresì importanti e non più rimandabili interventi per la tutela e il ripristino delle caratteristiche dell’ecosistema del lago di Vico che prevedano una netta riduzione delle attività agricole intensive di monocoltura che utilizzano fertilizzanti chimici e pesticidi nella caldera del lago in favore di
pratiche agrobiologiche, rispettose dell’ambiente, dell’ecosistema lacustre, della qualità delle sue acque e della salute.
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24.5.2022
Nuova Direttiva europea sull’acqua potabile. L’Associazione medici per l’ambiente – ISDE si rivolge alle Istituzioni con osservazioni urgenti : “ IL Bisfenolo A, la Microcistina -LR e i PFAS- sostanze perfluoroalchiliche abbiano il loro valore limite fissato in zero”
COMUNICATO STAMPA
L’Associazione medici per l’ambiente – ISDE, ha scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Salute e della Transizione ecologica, ai Senatori e ai Deputati del Parlamento Italiano, con osservazioni urgenti in merito al recepimento della nuova Direttiva europea 2020/2184 del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (lettera in allegato).
La Direttiva 2020/2184 introduce la ricerca nelle acque ad uso potabile e fissa valori di parametro per nuovi elementi ovvero per il Bisfenolo A, il Clorato e il Clorito, gli Acidi Aloacetici, la Microcistina-LR, i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) totale e somma di PFAS e l’Uranio.
Come evidenziato da una copiosa e consolidata letteratura scientifica nazionale ed internazionale, il Bisfenolo A, la Microcistina-LR, i PFAS – sostanze perfluoroalchiliche e l’Uranio sono sostanze tossiche, dotate di azione di interferenza endocrina, cancerogene, mutagene e i PFAS hanno anche attività immunotossica e neurotossica, particolarmente nell’età evolutiva.
In ossequio quindi al Dettato Costituzionale in materia di salute e prevenzione e al Principio di Precauzione, come sancito dal Trattato di Maastricht dell’Unione europea, l’Associazione chiede che il BisfenoloA, la Microcistina-LR, i PFAS abbiano il loro valore limite fissato in zero nelle acque ad uso potabile.
Per l’Uranio – in considerazione della sua presenza ubiquitaria nell’ambiente naturale- si ritiene accettabile e solo temporaneamente, un limite e/o uguale a 30 microgrammi/litro, anche se sarebbe meglio fissare un valore corrispondente alla mediana dei valori riscontrati in Italia.
Si deve infatti considerare, per queste come per altre sostanze già normate, il cosiddetto effetto cocktail, relativo a sostanze tossiche e/o cancerogene e/o mutagene e con azione di interferenza endocrina che, se anche rilevate singolarmente entro le concentrazioni previste dalla nuova Direttiva, possono tra loro realizzare effetti di sinergia e amplificazione tali da configurare rischio per la salute umana.
Qualora quindi venissero riscontrati valori superiori allo zero per il Bisfenolo A, la Microcistina-LR, i PFAS e l’Uranio, le acque in questione dovranno essere considerate come inadatte all’uso umano e si dovranno prendere tutti i provvedimenti necessari per il loro disinquinamento e protezione.
Il Decreto legislativo n.31/2001, tuttora vigente, che recepiva la precedente Direttiva europea in materia di acque potabili, afferma all’articolo 4 che: “1. Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite .2. Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano a) non devono contenere microrganismi e parassiti, ne’ altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana.”
Questo articolo è fondamentale per la protezione della salute umana; pertanto, il recepimento della nuova Direttiva europea dovrà avvenire in senso maggiormente cautelativo e restrittivo, per non venir meno allo stesso spirito di più approfondita protezione della salute che la ispira.
Ricordiamo che già il 13 dicembre 2012 la XII Commissione “Affari sociali” della Camera votò all’unanimità una risoluzione per la revoca di uno schema di Decreto ministeriale, che se approvato avrebbe consentito di fatto di erogare come potabile acqua in realtà contaminata dalla microcistina-LR, prodotta da fioriture di specie tossiche di Cianobatteri, responsabile di sinergia da bioaccumulo, azione di interferenza endocrina e classificata come elemento cancerogeno di classe 2b, secondo l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro-Iarc.
Arezzo, 24 maggio 2022
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10.4.2022
Isde di Viterbo: “Acque captate dal lago di Vico ancora inadatte all’uso umano. Per tutelare la salute necessario rifornire da subito di acqua potabile e con mezzi alternativi le popolazioni di Caprarola e Ronciglione”
Associazione medici per l’ambiente- Isde di Viterbo: “Acque captate dal lago di Vico ancora inadatte all’uso umano. Per tutelare la salute necessario rifornire da subito di acqua potabile e con mezzi alternativi le popolazioni di Caprarola e Ronciglione”
Da oltre 15 anni l’Associazione medici per l’ambiente- Isde (International society of doctors for the environment) di Viterbo studia, documenta e segnala il degrado dell’ecosistema del lago di Vico e i possibili e connessi rischi per la salute delle popolazioni residenti nei due comuni rivieraschi.
L’Isde è più volte intervenuta anche presso le competenti Istituzioni italiane ed europee perché le popolazioni di Caprarola e Ronciglione siano rifornite di acqua potabile da assumere in piena sicurezza. Purtroppo su questo fronte dobbiamo tornare a denunciare la mancanza di interventi appropriati e risolutivi a fronte di documenti, studi e atti regionali che motivano e supportano la grave preoccupazione e le richieste innumerevoli volte reiterate della nostra Associazione.
Nei giorni scorsi abbiamo preso visione della documentazione resa disponibile dalla Asl di Viterbo circa i giudizi d’idoneità relativi alle acque erogate ad uso umano nei comuni di Caprarola e Ronciglione (periodo giugno 2021 – gennaio 2022).
La documentazione conferma ancora una volta, e purtroppo, i giudizi negativi relativamente alla qualità delle acque erogate nei due acquedotti comunali, a causa del noto e ultradecennale degrado dell’ecosistema lacustre, causato dalle attività antropiche che si svolgono nella sua caldera- per la maggior parte legate alla monocoltura del nocciolo- e per l’inefficienza dei sistemi di potabilizzazione.
In particolare nelle comunicazioni al sindaco di Caprarola del giorno 8 giugno 2021 numero di protocollo 44295 e del giorno 11 gennaio 2022 numero di protocollo 1923, come in quelle al sindaco di Ronciglione del giorno 8 giugno 2021 protocollo n. 44296 e del giorno 11 gennaio 2022 protocollo n.1925, il Dipartimento di Prevenzione Servizio Igiene Alimenti Nutrizione Acque Potabili della Asl di Viterbo, scrive: “… acqua non potabile per la rilevante presenza di Cianoficee (fra cui anche la specie potenzialmente tossica Planktothrix rubescens) e tossine algali, parzialmente abbattute dall’impianto di potabilizzazione.…”.
Sempre da questa stessa documentazione disponibile si evincono, in alcuni esami, superamenti per il parametro Arsenico – elemento cancerogeno certo di Classe 1 secondo la classificazione della Agenzia internazionale di ricerca sul cancro – Iarc, del Boro e presenza di batteri coliformi nelle acque in distribuzione.
Come noto, nei due Comuni persistono di conseguenza e da anni ordinanze di non potabilità dell’acqua che attestano il possibile rischio per la salute dei residenti per esposizione cronica e di lungo periodo
https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=caprarola
(ordinanza n.92 del 28/12/2012)
https://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=ronciglione
(rete idrica lago di Vico – ordinanza n.11 del 19/01/2015- rete idrica fogliano -ordinanza n.135 del 25 luglio 2017).
L’Isde di Viterbo, per la documentazione sopra richiamata, resa disponibile dalla Asl di Viterbo, e in considerazione:
· della Deliberazione del n. 276 del 19 maggio 2020 della Giunta regionale del Lazio che indica nella classificazione inferiore alla categoria A3 le acque lacustri vicane per la produzione di acqua potabile e stabilisce che: “… tali acque possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora non sia possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e solo dopo opportuno trattamento…” e
· delle conclusioni dello studio CyanoAlert Horizon 2020, per quanto di pertinenza dell’Istituto Superiore di Sanità-Iss nelle quali si legge: “…Poiché oltre che Riserva naturale e zona SIC il lago di Vico è tutelato in qualità di fonte di approvvigionamento idropotabile, la presenza di cianotossine, conseguenza delle fioriture di specie tossiche dovute allo stato trofico delle acque del lago, rende l’eventuale uso delle acque per fruizione limitato a situazioni di emergenza, in assenza di altri approvvigionamenti disponibili con mezzi congrui e richiede delle misure di trattamento di elevata e provata efficienza”,
torna a chiedere urgentemente a tutte le Istituzioni per quanto di loro competenza di interrompere la captazione di acqua dal lago di Vico e di rifornire di acqua potabile con mezzi alternativi le popolazioni di Caprarola e Ronciglione.
Associazione medici per l’ambiente- Isde di Viterbo
21.3.2022
22 marzo 2022: Giornata mondiale dell’acqua
Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo: “Tutelare le risorse idriche per una vita sana, dignitosa e in condizioni di Pace. Nell’Alto Lazio tutelare le risorse idriche anche attraverso interventi di contrasto alla monocoltura delle nocciole”
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17.3.2022
Riaprire le centrali a carbone è una scelta sbagliata e dannosa
Pubblicato il 17 Marzo 2022
Come medici abbiamo l’obbligo morale e deontologico di indicare le scelte più giuste per la tutela dell’ambiente, del clima, della salute e della pace, esse sono, in campo energetico, la produzione di energia con sistema solare, solare-termico, idrico e minieolico.
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12.2.2022
La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra in Costituzione. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge costituzionale che modifica in tal senso due articoli della Carta, il 9 ed il 41. Il testo, alla seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti.
Il Senato lo aveva approvato con la maggioranza dei due terzi lo scorso 3 novembre. Di conseguenza, entra subito in vigore e non è sottoponibile a referendum.
L’art 9 sancisce l’aspettò conservativo e il 41 sancisce che le attività private non debbono arrecare danno a ambiente e salute, importanti da leggere le note di accompagnamento (storia Ilva Taranto)
A noi dell’Anpi ancora una volta spetta di fare i partigiani ovvero metterci a difendere la Costituzione, oggi ampliata per gli aspetti di tutela ambientale. Ci spetta di fare tutto ciò che è ancora necessario perché sia attuata. Certo di cammino da fare ce ne è ancora tanto e non possiamo perderci in chiacchiere. La memoria storica che custodiamo inclusiva di ogni fase, evento ed avvenimento, così si fa presente e così si lancia nel futuro. Quello che speriamo migliore per le sorti di tutta l’umanità è il pianeta. Comunque oggi è una buona giornata!
Antonella Litta
Dopo tante modifiche peggiorative della nostra Costituzione finalmente una modifica in senso positivo
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27.1.2022
Giustizia climatica e impatto su ambiente, salute e clima prodotto dal trasporto aereo
… la giornalista Rossana Mauri intervista la dottoressa Litta, medico, referente e coordinatrice, da oltre 15 anni. per l’Associazione medici per l’ambiente- ISDE, del gruppo di studio sul tema: “Il trasporto aereo come fattore di inquinamento ambientale e rischio per la salute”. Nella conversazione si ragiona anche degli attuali stili di vita, che se solidali, in ogni nostra azione quotidiana, individuale e collettiva, come anche nella scelta delle modalità di viaggiare- in particolare del viaggiare in aereo- hanno effetti sul presente e si proiettano nel futuro. …