Roma, 19 dicembre 2019
Marisa Ombra, la nostra cara Marisa, non c’è più. Lo abbiamo appreso stamane con immenso dolore e commozione. Nata nel 1925, è stata staffetta partigiana nelle Langhe con le Brigate Garibaldi, Vice presidente nazionale della nostra Associazione, amica e compagna di tante battaglie per ridare a questo Paese un po’ di fiato civile e democratico, riconsegnandolo pienamente alla memoria di un prezioso tempo di liberazione. Dopo tanto girovagare per il Paese, in tutti i luoghi dove avvertiva la necessità di un confronto profondo e incisivo, è giunta qualche anno fa la stagione degli impedimenti fisici e dunque della costrizione in casa. Non comunicava quasi più Marisa ed è mancato molto ai vertici nazionali, e all’ANPI tutta, quella capacità di comprensione delle dinamiche politiche e sociali, di previsione delle loro involuzioni, di approccio laico e unitario alle questioni più spinose, di attenzione ai bisogni e alle ansie delle nuove generazioni. Per lei, poi, era importantissimo ricordare e riscoprire il ruolo delle donne nella Resistenza. Sia le partigiane in armi, sia le tante contadine e operaie che sostennero la lotta contro il nazifascismo difendendo fabbriche e campi. Alcuni anni fa fu animatrice di un importante convegno promosso dall’ANPI sui “Gruppi di difesa della donna”, a significare che la Resistenza costituì anche un momento di grande emancipazione delle masse femminili.
L’ANPI, la sua missione statutaria, il suo presentarsi alla società con autorevolezza e autenticità le devono molto. L’ANPI ti deve molto, Marisa, e da oggi sei entrata nel nostro migliore patrimonio di dirigenza e sapienza.
Ciao.
PRESIDENZA E SEGRETERIA NAZIONALI ANPI
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PROCESSO ALLA RESISTENZA.
In memoria di Giuseppe Pinelli, l’anarchico che imparò a volare
Quando i fascisti ammazzarono il deputato Di Vagno
Dopo un comizio a Mola di Bari gli assassini al soldo degli agrari gli sparano tre revolverate e lanciano una bomba a mano. Il parlamentare socialista morirà il giorno dopo, 26 settembre 1921. Violenza e omicidio nel dna del fascismo.
Eccoli: il branco raggiunge Conversano (Puglia); si fa avanti per le strade del paese; sono sette, otto, forse dieci; sono tutti giovani e sono tutti reduci da una breve galera. Ora festeggiano l’amnistia di cui hanno beneficiato; schiamazzano; fanno baldoria. Poi si fermano sotto un balcone. Qui urlano “viva il 25 settembre”, osannando la data in cui l’anno precedente, 1921, hanno ammazzato il nemico di classe, il socialista Giuseppe Di Vagno.
Un passo indietro: 1919. La grande guerra è finita, è il tempo della riscossa dei lavoratori scampati allo scannatoio della trincea. È il tempo delle masse sfruttate che si organizzano in leghe e sindacati e eleggono i propri rappresentanti nel Parlamento di Roma. Quell’anno i socialisti raccolgono una marea di consensi (1.840.000 voti) e portano in Parlamento … continua sul sito nazionale
Cara cittadina, caro cittadino,
Primo Levi diceva che “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo”.
La Bestia è ancora qui, tra di noi. Si è tramutata, ha cambiato aspetto, ma è presente nelle pance di tante italiani.
E viene fuori anche con i social network.
Liliana Segre, donna straordinaria, riceve ogni giorno 200 messaggi antisemiti ed offensivi.
E’ quanto emerge oggi, 26 ottobre 2019, dal quotidiano La Repubblica riportando un rapporto dell’Osservatorio sull’antisemitismo.
Cento anni fa, agli albori del XX secolo, nascevano i Fasci italiani di combattimento. In Italia la situazione economica e sociale risentiva degli strascichi della guerra e il Fascismo seppe cavalcare questo malcontento, con la violenza e con la connivenza delle classi dirigenti del paese.
Oggi sono i social network i veicoli con i quali si propagano i germi del razzismo, dell’antisemitismo, dell’odio.
Ci sono politici nazionali che fomentano l’odio verso gli ultimi della terra, quando dovrebbero pensare al bene del Paese.
Ministri che giurano sulla Costituzione, parlamentari della Repubblica, amministratori eletti dai cittadini hanno una grande responsabilità: preparare il futuro per i nostri giovani. A questo devono pensare. Non a ricercare un like un più a colpi di post che si traducono in sentimenti di odio. A Liliana Segre va tutta la mia solidarietà, come Sindaco di Stazzema, come cittadino italiano ed europeo.
La sua storia deve essere un faro che illumina il nostro cammino, un monito a non dimenticare, per impedire che si ripetano gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
E’ chiaro che non basta esprimere solidarietà. Dobbiamo impegnarci tutti, ciascuno di noi.
Dobbiamo impedire che sentimenti ed ideologie che hanno portato morte e distruzione in Italia e in Europa tornino tra di noi.
Tocca a ciascuno di noi fare la propria parte: in famiglia, a scuola, nelle istituzioni.
Dimostriamo alla Senatrice Segre che l’Italia ha una speranza, che non è soltanto quella dei 200 messaggi che ogni giorno la insultano e la offendono.
Dimostriamolo a tutti noi: ce lo chiedono le vittime dell’Olocausto, ce lo chiedono i Martiri di Sant’Anna di Stazzema.
Cari saluti.
Il Sindaco di Stazzema
Maurizio Verona
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sezione di Viterbo-città “Nello Marignoli”
Comunicato Stampa
Oggi, lunedì 21 ottobre 2019, è venuta a mancare Teresa Blasi Pesciotti, da sempre iscritta alla Sezione ANPI di Viterbo “Nello Marignoli”.
Teresa non è stata un’iscritta qualsiasi, è stata soprattutto una compagna, una militante fino agli ultimi giorni della sua lunga vita, anche in questi tempi in cui la parola sembra aver perso ogni significato. Pur non rivestendo cariche nell’associazione, ha sempre voluto esprimere la sua adesione appassionata alle nostre iniziative intervenendo con invidiabile lucidità, capacità comunicativa, profonda cultura politica e non solo.
Quando quest’anno ha rinnovato l’iscrizione, non ha accettato la tessera “Ad Honorem” che – insistendo – le proponevamo, chiedendo invece quella “Ordinaria”, quasi a sottolineare il suo desiderio di partecipazione attiva e non di facciata.
Da quest’anno l’ANPI dispone di una nuova sede, a Pianoscarano, in via della Polveriera 10, quella che era stata per tanti anni la sede della Sezione “Biferali” del PCI. Grande la sua commozione quando le ho comunicato la notizia, per noi importante.
Vorremmo essere capaci di raccogliere il suo messaggio di libertà e uguaglianza, nel segno di quella Costituzione democratica che citava a memoria nei suoi interventi mai preparati, mai studiati, che le venivano da una grande esperienza di lotta politica e lavoro culturale. Cercheremo di essere degni dell’esempio che ci lascia ma, certo, sentiremo molto la sua mancanza.
I funerali si terranno domani, martedì 22 ottobre, alle ore 15:30 a Viterbo, presso la chiesa di Santa Maria della Verità, in Piazza Crispi.
Pierluigi Ortu
Presidente della Sezione ANPI “Nello Marignoli” di Viterbo-città
Viterbo, 21 ottobre 2019
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16 ottobre 1943
Una tragica data da non dimenticare mai!!
Settantasei anni fa, alle 5,30 del mattino di sabato 16 ottobre 1943, le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia, arrestano 1023 ebrei romani che furono caricati, due giorni dopo, su ventotto vagoni piombati partiti dalla stazione Tiburtina, con destinazione Auschwitz. Fra quei 1023 ebrei di Roma, c’erano anche 244 bambini fra cui un neonato di appena sette giorni: era nato al Collegio Militare di via della Lungara a Roma, a poche ore dal rastrellamento del 16 ottobre.
La più anziana di quel trasporto si chiamava Rachele Livoli e aveva 90 anni.
Di tutti i 1023 deportati, la maggior parte fu selezionata all’arrivo ad Auschwitz e subito assassinata nelle camere a gas.
Solo 149 uomini e 47 donne furono immessi nel campo di sterminio di Auschwitz -Birkenau e di essi fecero ritorno soltanto in 16.
Nessun bambino…
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Dossier: La strage di Marzabotto
a cura di Arrigo Petacco
La strage di Marzabotto del 29 settembre 1944 fu la tragica tappa finale di una «marcia della morte» che era iniziata in Versilia. L’esercito alleato indugiava davanti alla Linea Gotica e il maresciallo Albert Kesserling, per proteggersi dall’«incubo» dei partigiani, aveva ordinato di fare «terra bruciata» alle sue spalle.
Kesserling fu il mandante di una strage che nessun’altra superò per dimensioni e per ferocia e che assunse simbolicamente il nome di Marzabotto anche se i paesi colpiti furono molti di più.
L’esecutore si chiamava Walter Reder. Era un maggiore delle SS soprannominato «il monco» perché aveva lasciato l’avambraccio sinistro a Charkov, sul fronte orientale. Kesserling lo aveva scelto perché considerato uno «specialista» in materia.
Al comando del 16° Panzergrenadier «Reichsfuhrer», il «monco» iniziò il 12 agosto una marcia che lo porterà dalla Versilia alla Lunigiana e al Bolognese lasciando dietro di sé una scia insanguinata di tremila corpi straziati: uomini, donne, vecchi e bambini.
In Lunigiana si erano uniti alle SS anche elementi delle Brigate nere di Carrara e, con l’aiuto dei collaborazionisti in camicia nera, Reder continuò a seminare morte. Gragnola, Monzone, Santa Lucia, Vinca: fu un susseguirsi di stragi immotivate. Nella zona non c’erano partigiani: lo dirà anche la sentenza di condanna di Reder: «Non c’erano combattenti. Nei dirupi intorno al paese c’era soltanto povera gente terrorizzata…».
A fine settembre il «monco» si spinse in Emilia ai piedi del monte Sole dove si trovava la brigata partigiana «Stella Rossa». Per tre giorni, a Marzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno, Reder compì la più tremenda delle sue rappresaglie. In località Caviglia i nazisti irruppero nella chiesa dove don Ubaldo Marchioni aveva radunato i fedeli per recitare il rosario. Furono tutti sterminati a colpi di mitraglia e bombe a mano.
Nella frazione di Castellano fu uccisa una donna coi suoi sette figli, a Tagliadazza furono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara vennero rastrellati e uccisi 108 abitanti compresa l’intera famiglia di Antonio Tonelli (15 componenti di cui 10 bambini).
A Marzabotto furono anche distrutti 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, quindici strade, sette ponti, cinque scuole, undici cimiteri, nove chiese e cinque oratori. Infine, la morte nascosta: prima di andarsene Reder fece disseminare il territorio di mine che continuarono a uccidere fino al 1966 altre 55 persone. Complessivamente, le vittime di Marzabotto, Grizzano e Vado di Monzuno furono 1.830. Fra i caduti, 95 avevano meno di sedici anni, 110 ne avevano meno di dieci, 22 meno di due anni, 8 di un anno e quindici meno di un anno. Il più giovane si chiamava Walter Cardi: era nato da due settimane.
1944, i funerali delle vittime
Dopo la liberazione Reder, che era riuscito a raggiungere la Baviera, fu catturato dagli americani. Estradato in Italia fu processato dal Tribunale militare di Bologna nel 1951 e condannato all’ergastolo. Dopo molti anni trascorsi nel penitenziario di Gaeta fu graziato per intercessione del governo austriaco. Morì pochi anni dopo in Austria senza mai essere sfiorato dall’ombra del rimorso.
(in il Resto del Carlino, 12 aprile 2002)
Fonte: Il portale della guerra di liberazione
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19 settembre 1943: l’eccidio di Boves
Nello Marignoli
Viterbo, 1923-2014. Radiotelegrafista della Regia marina militare italiana sul Fronte greco – albanese, Internato militare in Bosnia, Combattente partigiano della X Brigata Herzegovaska dell’Eplj in Jugoslavia.
Nel 76° ann.rio dell’8 Settembre.
«…Io come radiotelegrafista, l‘Armistizio… Io e il collega mio, eravamo di guardia insieme. A un bel momento, su un’onda media, riuscimmo a capta’ una trasmitttente potentissima, a onde medie, onde lunghe, onde corte, su tutte le onde – do’ passavi…-, in chiaro, in italiano, dove dicevano che l’Italia aveva firmato l’Armistizio, ecc., ecc.
Figurati. E io prendo ‘sto foglio, lo porto su dal Comandante. C’era il Comandante in seconda. Quando il Comandante in seconda ha letto che l’Italia aveva chiesto e gli Alleati l’avevano accettato, diciamo, l’Armistizio, questo qui cambiò de colore, s’imbestialì come ’na bestia e poi, co’ la pistola in pugno, me minacciò, che se io divulgavo la notizia… Era tutta propaganda nemica. E ’li tedeschi, però, già s’erano piazzati là a terra. Lì sul porto, sulla baia, c’era come una garitta grossa, che c’era la Finanza; io me ricordo. E ’li tedeschi già c’avevano piazzato un cannone anticarro. L’avevano nascosto dietro: se vedeva e ’n se vedeva. L’avevano puntato esattamente dritto a noi. Il Comandante però l’aveva visti. C’ha chiamato, dice: “Il piano mio sarebbe questo: segamo le catene, viene l’alta marea, la nave si sposta, loro di notte là non ci vedono, non se ne accorgono che noi s’allontanamo da la riva e non siamo più sottotiro. A quel punto, via: rotta verso Brindisi”.
Era un piano spettacoloso. Il Comandante in seconda sa’ che ha fatto? È andato a terra e ha avvertito ’li tedeschi che il Rovigno, ‘sto dragamine, era in procinto de scappa’..»
dalla pagina facebook di Silvio della Tuscia
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Oggi fu emanata la prima legge razziale, fuori dalle scuole insegnanti e studenti ebrei – Ilaria Romeo
Le leggi razziali del 1938 sono senza ombra di dubbio uno dei capitoli più dolorosi della storia del ventennio fascista.
Al Regio decreto legge del 5 settembre 1938 che fissava Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista e a quello del 7 settembre che fissava Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri fa seguito, il 6 ottobre una Dichiarazione sulla razza emessa dal Gran consiglio del fascismo (l’unico gerarca a pronunciarsi contro la Dichiarazione sulla razza sarà Italo Balbo. Altri come Emilio De Bono e Luigi Federzoni esprimeranno riserve generiche, mentre Cesare Maria De Vecchi, la cui moglie era ebrea, diserterà la seduta con una scusa). Tale dichiarazione viene successivamente adottata dallo Stato sempre con un Regio decreto legge che porta la data del 17 novembre dello stesso anno (LE LEGGI ANTIEBRAICHE IN ITALIA DAL 1938 AL 1945).
“E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti”, candidamente sanciva «La difesa della razza», del 5 agosto 1938 (anno I, numero 1) ripubblicando il Manifesto della razza…
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Tarquinia – Lo annuncia il presidente dell’Anpi , Enrico Mezzetti – Questa sera al memoriale della Shoah in località Vigna del Piano la cena organizzata per ricordare e festeggiare la caduta di Benito Mussolini il 25 luglio 1943
“La pastasciutta antifascista di casa Cervi il prossimo anno anche a Pianoscarano”
Tusciaweb
“Esaltazione del fascismo”: pubblicata la sentenza di condanna della Corte d’appello per il monumento a Rodolfo Graziani
10.6.2019
Ripenso agli sforzi sostenuti per piantare il seme di quella che ormai sembra essere destinata a rimanere una giornata speciale. Un lavoro condiviso con molte persone senza le quali forse non si sarebbe ottenuto tutto questo e che intendo ringraziare.
Pina Perazza con l’associazione “Si.Fa.” e lo straordinario progetto de “La Notte del Violoncello”, legata alla testimonianza della deportazione di Lando Bracci che ha sempre presieduto alla cerimonia, finché gli è stato concesso.
Grazie a Pina abbiamo organizzato le prime edizioni con partecipazioni ed ospiti straordinari, con momenti veramenti toccanti e profondi.
Tommaso Marini, ancora oggi motore della cerimonia e autore del libro “Quelle vite spezzate”, in cui raccoglie e registra fatti e testimonianze di quei giorni, ricostruendo gli avvenimenti e rendendo onore alle vittime.
Nicola Piermartini, fonte di consigli preziosi e saggi suggerimenti.
@Daniele Quadraccia, ideatore, con Francesco Bonasera, del toccante video “Giorni rossi d’estate” che suggella le persone che hanno reso le testimonianze dirette; ha saputo, seppur giovanissimo mescolare poesia e storia, regalando al tempo e alla memoria questo bel lavoro. (sua la scelta dei bravissimi collaboratori per la realizzazione del video).
I docenti delle scuole, che da subito hanno condiviso con noi l’importanza di tutto questo e hanno lavorato doppiamente per regalare ai loro ragazzi questa opportunità di apprendimento.
l’allora Sindaco Grasselli che mi ha lasciato carta bianca su questo progetto e i consiglieri che collaborarono con me.
Le Dirigenti Cesarina Santocchi prima e Maria Antonietta Biagioli poi, per la loro sensibilità manifestata e la indiscussa disponibilità nella fattiva collaborazione messa in campo. Oggi le lacrime di commozione comparse sotto gli occhiali da sole della Preside Biagioli ,complici anche gli emozionanti lavori portati dai ragazzi e dalle loro insegnanti, sono state un segnale bello e chiaro.
L’avvocato Enrico Mezzetti, Presidente provinciale dell’A.N.P.I., sempre presente alla manifestazione, sempre chiaro e diretto nei suoi interventi, intenti a tenere alta l’attenzione sul legame COSTITUZIONE-DEMOCRAZIA-RESISTENZA.
Il Comitato festeggiamenti Classe ’74 che ha sostenuto parte delle spese economiche per la realizzazione del video.
Tutti gli attori che hanno voluto prendere parte a questo video, raccontando la propria fetta di memoria a tutti noi.
Ai tanti che in qualche modo hanno lavorato più o meno marginalmente al progetto dando il proprio supporto.
GRAZIE!
Spero che per l’Amministrazione in carica resti un evento veramente SPECIALE per Vignanello, così come è stato dimostrato oggi con la buona organizzazione dell’evento, magari accrescendone nel tempo l’intensità ed il coinvolgimento dei vignanellesi, facendone una giornata ancora più importante. Io mi metto fin da oggi a disposizione per poter contribuire, se gradito; questo non può e non deve essere un campo per battaglie politiche ma un punto di convergenza degli sforzi di tutti perché la memoria di questi eventi sia patrimonio della collettività e affinché le vittime di questo efferato eccidio non tornino nel dimenticatoio.
25 aprile, da Cumiana a Lentate sul Seveso fino a Trieste: i Comuni che non festeggiano la Liberazione
MARTIRI DEL VITERBESE ALLE FOSSE ARDEATINE
Nel 75° ann.rio
Tito Bernardini, Orte, 45 anni, ferroviere, Combattente partigiano nel Movimento comunista d’Italia – Bandiera rossa Aldo Francesco Chiricozzi, Civitavecchia (Roma), originario di Vignanello, 19 anni, postino, Giorgio Conti, Roma, 41 anni, ingegnere, in contatto con la Resistenza nel Viterbese Alberto Cozzi, Castel Cellesi, 19 anni, apprendista meccanico, Combattente partigiano nella banda Bartolomeo Colleoni e formazione Stella rossa. Movm.
Renato Fabri, Vetralla, 55 anni, medico, formazioni di Giustizia e libertà Angelo Fochetti, Vignanello, 28 anni, cugino dell’altro Martire, Aldo Francesco Chiricozzi, bancario, Combattente partigiano nel Movimento comunista d’Italia – Bandiera rossa Angelo Galafati, Civitella d’Agliano, 46 anni, pontarolo, Combattente partigiano nel Movimento comunista d’Italia – Bandiera rossa. Mavm per la Grande guerra Manlio Gelsomini, Roma, 36 anni, medico, militante del Partito d’azione, Coordinatore della Resistenza nell’Alto Lazio con il Raggruppamento Monte Soratte. Movm Unico Guidoni, Viterbo, 20 anni, studente, Combattente partigiano nel Movimento comunista d’Italia – Bandiera rossa Epimenio Liberi, Popoli (Pescara), 23 anni, militante del Partito d’azione, Combattente partigiano per il Raggruppamento Monte Soratte a Civitacastellana, Enrico Mancini, Ronciglione, 47 anni, ebanista, Combattente partigiano, militante del Partito d’azione Angelo Martella, Capranica, 35 anni Armando Ottaviano, Fresagrandinara (Chieti), 24 anni, dottore in Lettere e filosofia, Combattente partigiano nella banda Giacomo Matteotti a Tuscania.
(Cfr. Angelo La Bella, Rosa Mecarolo, Luigi Amadori, Martiri viterbesi alle fosse Ardeatine, Viterbo, Anpi Comitato Provinciale, 1995 )
Silvio Antonini
17.02.2019